I network si vincono: con strumenti marketing idonei
Premessa
Da oltre un anno ormai ferve nel dentale e tra le sue associazioni una forte polemica sulla liceità o meno dei network nel praticare l'odontoiatria. Le associazioni degli odontoiatri, ANDI in primis, ovviamente propugnano una legislazione che proibisca o limiti gli interventi dei gruppi economici in ambito odontoiatrico. I network affermano di rispettare la legge, di fornire alla "clientela" un servizio di ottimo livello e potenziano le loro strutture. DentalPro ha acquistato il gruppo Giovanni Bona ed ha forti piani di espansione e Vitaldent, in un intervista al suo CEO annuncia nuovi investimenti in Italia. Questo causa un certo trambusto nell'ambiente odontoiatrico, associazioni e liberi professionisti, ed apprensione immotivata. In questo post spiegherò perché i network siano un dato di fatto, ma non un particolare problema. E neppure un indicatore che è finita l’era della libera professione.
Semplicemente si sta esaurendo l'era dei dentisti mentre inizia quella degli odontoiatri/ imprenditori.
Il fattore positivo è che vi sono molti strumenti marketing a disposizione, per vincere.
I dati ad oggi
(NDR l'articolo è del 2017, l'aumento previsto nell'articolo è ad oggi in linea con le aspettative: variabile: è aumentata la concentrazione).
Lo stesso J. M. Ocana, il CEO della Vitaldent, nella intervista cita i dati, corretti, sulla attuale presenza dei network in Italia. Questi hanno circa 500 “cliniche” che rappresentano quasi il 10% del mercato (principali sono Vitaldent, Dentalpro e Dentalcoop). Considerando che il “turismo medico” non arriva all’1% possiamo concludere che i liberi professionisti detengono ancora il 90% del mercato. Considerando inoltre che la prima Vitaldent ha aperto in Spagna nel 1991 e che in quel paese oggi i vari network hanno raggiunto il 20% del mercato, non è ipotesi irreale pensare che questo possa essere anche il massimo obiettivo raggiungibile in Italia nei prossimi dieci anni.
Il concorrente principale per uno studio dentistico sono e resteranno ancora gli altri colleghi limitrofi.
Alcune precisazioni.
L’analogia tra network e supermercati che propongono i titolari degli studi mono professionali è la più semplice e, in alcuni aspetti, corretta similitudine. A patto che non si creda ancora che i supermercati sono nati e crescono perché hanno i prezzi bassi...
Le catene utilizzano alcune tecniche gestionali e strumenti marketing che si sono dimostrati efficaci nel fare prosperare i supermercati, ne cito soltanto le macroscopiche:
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Scelta oculata della location (un luogo visibile dai passanti, piano terra, facilmente raggiungibile, con disponibilità di parcheggio etc)
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Ampia gamma di prodotti (nel network trovi tutti i servizi, dall’ortodonzista, all’implantologo)
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Ampio assortimento di prodotti (i più dinamici offrono varie soluzioni per la stessa cura)
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Buoni prezzi (ma comunque profittevoli perché realizzati con economia di scala)
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Costanti iniziative di marketing (non aspetto il cliente, mi propongo a lui)
Sono tecniche e strumenti marketing che funzionano? Certo, ognuno di noi si reca anche o soprattutto dai supermercati per i suoi acquisti e lo fa principalmente per le ragioni sovra esposte.
Il paragone tra network e supermercati è dunque calzante? Si, ma solo in parte.
Prodotti o servizi?
Al supermercato si acquistano prodotti, dall’odontoiatra si ricercano soprattutto servizi e soluzioni. Questo solo aspetto, tutt’altro che marginale, rende profondamente errato considerare il network come il supermercato dell’odontoiatria, basato sulle stesse regole della GDO (grande distribuzione organizzata).
Il settore dentale non è grande e non distribuisce, aspetti che sono degli ostacoli per le grandi catene. Però è disorganizzato, che è un grande vantaggio per chi invece si dota di una struttura manageriale.
Quindi è più corretto avvicinare il marketing in odontoiatrica a quello dei servizi: perché il paziente vuole te.
Per comprendere meglio tutte le caratteristiche di un marketing dei servizi, che io definisco Marketing TUcentrico, rimando anche al mio volume “Marketing per iniziare a farlo”, qui anticipo solo quelle che sono le caratteristiche principali di un servizio, che è:
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Intangibile (non ha una forma definita, dipende da come lo caratterizziamo)
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Inseparabile (non può esistere indipendentemente dalla persona che lo eroga)
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Variabile (dipende da chi, da come, da dove lo eroga)
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Deteriorabile (la domanda deve coincidere con l’offerta)
Tutti questi aspetti hanno, in odontoiatria, un denominatore comune: la figura del medico odontoiatra, che è centrale nella erogazione del servizio (se sei abbonato a Il Dentista Moderno leggi in merito anche il mio articolo mensile, del febbraio 2017).
La libera professione futura.
Anche di questo ho parlato diffusamente nei miei post precedenti, ribadendo un concetto di base:
Il mercato di domani vedrà ancora primaria la libera professione.
Questo non significa sperare che sarà una legge a chiudere i network, o sognare che essi spariranno per causa naturale. Significa invece avere coscienza che i network hanno riempito uno spazio, lasciato libero dalla poca attenzione dei dentisti tradizionali al mercato e che colmando questo gap si possono ancora ottenere notevoli soddisfazioni professionali ed economiche. Bisogna però comprendere che alcune tecniche di management e gli strumenti marketing non solo non intaccano il valore medico della prestazione odontoiatrica, ma addirittura lo esaltano.
Per la metodologia che propongo io ho creato il neologismo: Marketing TUcentrico: l'obbiettivo è farti prima contento e poi felice. (Della differenza sostanziale tra i due termini ne parleremo di persona).
Non competere, ma sur-petere.
Definiamo i termini utilizzati.
Competere – andare insieme- significa porsi in rivalità con gli altri, lottare per essere loro superiore.,
Il termine sur-petere è un neologismo coniato da E. De Bono, il guru della creatività e l’inventore del termine “pensiero laterale” e significa: correre da solo, per superare se stessi.
Un concetto che parte dall’arte della guerra di Sun Tzu, testo scritto migliaia di anni fa, per giungere alla recente teoria dell’Oceano blu. Entrambi libri che consiglio di leggere, a chi veramente vuole capire la complessità di un approccio manageriale e professionale alla strategia.
In una semplificazione, con tutti i limiti che questo comporta, il consiglio comune che ne emerge è:
Scegli il tuo campo d’azione, non partecipare al gioco altrui
Il provare a diventare un simil Vitadent ti mantiene sempre in inferiorità, in un paragone vince l’originale, non la copia. Ricerca invece un qualcosa in cui siano gli altri a dovere correre dietro a te, è possibile!
Hai due fondamenta forti su cui basarti: la tua competenza professionale, che deve essere sempre massivamente rinforzata e degli efficaci strumenti marketing per evidenziarla e farla conoscere.
Alcuni definiscono questi due aspetti come sostanza ed immagine, io vi ho dedicato l’articolo di marzo 2017, sempre sul Dentista Moderno, definendoli meglio come funzione e forma. Nello stesso modo ho impostato i servizi che offro ai medici odontoiatri per tornare ad essere vincenti: funzionali nella loro efficienza ed attrattivi nella loro presentazione.
I miei anni con gli odontoiatri
Io di mestiere sono un manager: per lavoro abituato a risolvere i problemi e gestire la crescita.
Scrivere è una piacevole passione, ma in sostanza io sono un manager, un tipo che lavora sul campo, nello studio dentistico, e le due attività principali a cui mi dedico (che hanno matrice comune) sono la formazione e il coaching.
Formazione che si svolge in aula o nello studio, quando ha almeno 8 operatori, con la realizzazione di vari corsi di comunicazione e marketing riservati agli odontoiatri ed al loro team.
Coaching che pratico sul campo, nel tuo studio, in una consulenza diretta one-to one che si pone l’obiettivo di darti strumenti marketing e tecniche per diventare manager di te stesso.
Questo intervento, teoricamente disponibile per tutti i titolari di uno studio odontoiatrico, in realtà mi viene richiesto soprattutto da tre tipologie di clienti:
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l’odontoiatra titolare di uno studio di successo, che vuole continuare ad esserlo facendo crescere la formazione del team
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lo studio in cui è in atto o prevedibile un ricambio generazionale, per gestirlo al meglio
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il giovane odontoiatra, spesso in realtà sono 2 o 3 giovani soci, che è deciso a costruire su solide basi il suo futuro professionale
Quello che manca nell’elenco è, giustamente, la tipologia dell’odontoiatra a cui il mio intervento non serve: quello che vuole le cose cambino in meglio senza cambiare il suo modo di agire.
Coach.
Il mio compito come coach è concettualmente molto semplice, ma operativamente assai complesso: guidare il titolare dello studio verso il suo Oceano Blu.
Che è il titolo di un corposo manuale sulla strategia, zeppo di ottime tecniche, strumenti marketing e consigli.
In sintesi, che non amo perché due righe non possono sostituire oltre 300 pagine di studio, questa teoria dice:
Se tu sei uno dei tanti fornitori di prodotti e servizi, che frequentano lo stesso mercato, devi costantemente confrontarti con la concorrenza e con l'arma dei deboli: il prezzo. Cerca un area in cui tu sei il primo, il tuo Oceano blu, se vuoi veramente differenziarti.
Essere differenti è complesso.
Una volta capita ed accettata la necessità di trovare il proprio Oceano blu non rimane che attivare la necessaria sciocchezzuola operativa. Corro il rischio di essere sgradevole ma lo scrivo:
in questo non ti aiuta un altro collega, ma solo un bravo manager, meglio se abituato a fare il coach.
Ne ho letti tanti di articoli o anche libri di odontoiatri che si sono interessati al marketing, che hanno oggettivamente avuto successo nei loro studi e che ora organizzano corsi o consulenze.
Ne ho anche conosciuti e spesso sono bravi, ma sono imprenditori.
Cosa intendo? Semplice, che imprenditore e manager sono due lavori molto diversi. L’imprenditore è colui che imprende, che inizia, un attività e se è bravo la porta al successo.
Il manager è quello che gestisce le diverse funzioni di un’impresa per ottimizzarle.
Per cui è ottimo ascoltare un imprenditore che spiega il suo modello, ma devi avere coscienza che è il SUO modello e non è replicabile. È copiabile in alcune linee guida, adattabile in alcuni aspetti operativi, ma è un modello imprenditoriale basato sulle specifiche qualità della persona che lo ha sviluppato ed a lei profondamente legato. Neppure Apple è la stessa senza Steve Jobs, e non è un giudizio di valore, ma un dato. (Per inciso, questo è un problema "elefante", enorme, per molti studi odontoiatrici attuali, che è necessario affrontare prima del passaggio generazionale).
Un coach invece è un professionista che di mestiere studia tante vie diverse e cerca con te quella che diventerà la tua specifica, poi se è anche un manager ti aiuta ad impostare le basi su cui organizzarla, formando al meglio il tuo personale o aiutandoti a trovarne di nuovo e diverso (non ho detto migliore).
Ti aiuta ad essere differente: ad essere speciale.
Per poi lasciarti continuare per la tua strada: il miglior coach è quello che non si rende più indispensabile.
L'importanza di un partner.
Abbiamo condiviso che il nostro è un mercato di servizi, in cui la scelta dell’odontoiatra di fiducia è ancora oggi praticata dal 90% dei pazienti.
Che i network hanno colmato una lacuna dei servizi offerti dallo studio odontoiatrico tradizionale, utilizzando tecniche manageriali e strumenti marketing, per capire i servizi richiesti dalla clientela e come offrirli.
Che questa è una via verso l'odontoiatria del domani, ma non LA via e che vi sarà sempre un ruolo per un odontoiatra che sa evidenziare e fare riconoscere le sue capacità. In conclusione ti ho francamente proposto la mia consulenza di esperto, di manager, per analizzare qual è la via verso il successo più idonea alle TUE necessità.
Io posso essere un partner forte al tuo fianco: come manager, che ha diretto realtà aziendali complesse; come coach, che ha elaborato per te uno specifico intervento di Consulenza Strategica Breve rapido, non troppo costoso e funzionale.
Grazie per avere letto questo lungo post, spero ti sia piaciuto e abbia voglia di conoscermi personalmente.
A presto sentirci,
Gaetano
Successione: le 7 regole della Bocconi
La successione
Che l’Italia sia un paese in cui la piccola impresa predomina è notorio. Caratteristica della piccola impresa è che è usualmente composta da abili imprenditori e pochi manager. Questo forte legame imprenditore/azienda crea un grande problema gestionale nel momento della successione e la Università Bocconi, uno degli orgogli del made in Italy, lo ha più volte esaminato. Arrivando a stabilire 7 regole base da rispettare.
Anche l’odontoiatria, in ambito diverso sta affrontando un enorme cambiamento generazionale.
In questo post propongo l’esame delle 7 regole Bocconi e una valutazione sulla loro utilità anche per il medico odontoiatra, titolare di uno studio.
Vedremo come queste regole si applichino anche nel “semplice” passaggio generazionale tra padre e figlio. Aggiungendovi ulteriori considerazioni su una caratteristica specifica del settore medico/ odontoiatrico: il legame personale e la fiducia che i pazienti/ clienti hanno nel professionista che li cura.
Avendo dedicato già due precedenti post all'argomento, ti ricordo l’utilità di una loro lettura preventiva, per avere un quadro complessivo su come agire al meglio in caso di passaggio generazionale o successione.
Il passaggio generazionale e Ti lascio un'emozione
La prima regola
Distinguere l’impresa dalla famiglia.
È la più semplice a capirsi ed una delle più ardue ad applicarsi.
La sua versione brutale è: non è detto che tuo figlio/a sia la persona adatta a sostituirti.
Quella edulcorata: fare contemporaneamente il bene della famiglia e della impresa è possibile, non partire però dal presupposto che chi ti succede debba prendere il tuo ruolo. Forse è più adatto ad un ruolo diverso, migliore per lui e per l'impresa.
Ha una duplice importanza questa regola: nei confronti di chi man mano ti sostituirà nella gestione generale dello studio e in quelli di tutto il team.
È una responsabilità morale ed imprenditoriale il garantire proseguimento e prosperità a chi ti accompagna nel lavoro ed alle loro famiglie.
La seconda regola
Applicare un sistema di governance moderno.
La governance, secondo la definizione Treccani è: ‘insieme dei princìpi, dei modi, delle procedure per la gestione e il governo di società…”
Statisticamente vi sono il 46% delle possibilità che tu sia un ultra sessantenne, come da una recente indagine FNOMCeO, e il pensiero di essere oggi un imprenditore, oltre che un odontoiatra ha di certo fatto fatica a consolidarsi in te, nato medico e dentista. La realtà moderna però ha questa necessità e non la cambia il nostro volere ricercare il passato, a quando i pazienti avevano poche esigenze e tanta fiducia acritica nel operato del loro dentista.
Gestire uno studio che resista o meglio prosperi nel futuro, prevede che la sua guida abbia o apprenda anche delle competenze manageriali.
Poi è buona norma delegare le più tecniche agli specialisti, ma il mio consiglio è sempre: creati una cultura di base, frequenta almeno un corso di marketing prima, uno di controllo di gestione poi.
Una competenza importante è anche la capacità di gestire un team sempre più complesso, direttamente o con un manager ad occuparsene, il Dental Office Manager, nonché essere in grado di elaborare delle strategie di marketing, differenzianti rispetto alla sempre più aggressiva concorrenza dei network dentali.
NB La prima strategia è fare un'eccellente PRIMA VISITA, non a caso vi faccio un corso online apposta.
La terza regola
Valutare la competenza più dell’appartenenza.
Questa regola la spiego in modo lapalissiano: è meglio che ognuno si applichi in quello in cui è bravo, non dove è scarso. La tua figura probabilmente è centrale nello studio e oggi riunisce in se i due aspetti: di imprenditore e di medico odontoiatra.
Forse il tuo successore ha entrambe queste tue qualità o forse è più abile in solo una di esse.
Devi sapere valutare -o fare valutare- le sue capacità e dove potrà acquisire la migliore competenza, prima d condividere con lui qual è il ruolo a cui è più adatto. Una buona governance prevede di inserire ogni risorsa umana nel ruolo in cui possa fornire i migliori risultati.
Non guardare a tuo figlio/a come ad un membro della famiglia, ma cerca di capire se e dove potrà esprimere al meglio i suoi talenti. Direttamente in “azienda”, o con un ruolo puramente imprenditoriale, che delega la gestione ad un manager.
La quarta regola
Definire regole condivise per il cambiamento.
Sempre molto diplomatici gli esperti della Bocconi, molto meno io.
Traduco: non puoi decidere tu senza ascoltare alcuno. Soprattutto senza ascoltare chi ti deve affiancare, nel tempo sostituire, e chi opera al tuo fianco da anni.
Le dinamiche relazionali in una successione sono complesse, nella mia attività di consulente e coach io utilizzo di base due consolidate prassi che derivano dalla psicoanalisi: l’analisi transazionale e la terapia strategica bene.
Ovviamente le pratico solo in un’ottica di coach, che si occupa di marketing e di supporto alla crescita professionale della persona. Sono due vie diverse ma efficaci, in modo complementare, nel comprendere meglio i nostri interlocutori.
Solo dopo avere ascoltato e capito sono in grado di realizzare una soluzione condivisa: da te, da chi prenderà in mano il timone e da chi lo dovrà sostenere nell'impresa.
La quinta regola
Prepararsi all'imprevisto: le condizioni patrimoniali.
Questa regola la salto a piè pari, è argomento molto tecnico e fondamentale soprattutto per realtà di un certo spessore, certo se ti chiami Leonardo Del Vecchio e leggi per caso questo mio post lo sai benissimo, quanti soldi e consulenti ci sono voluti per sistemare questo aspetto. Comunque, se sei un fortunato possessore di tanti beni e vari figli, contattami, prima ti farò i miei complimenti e poi ti suggerirò seri specialisti a cui rivolgerti.
La sesta regola
Pianificare l’obiettivo e il processo.
Effettuare un passaggio generazionale non è inserire un figlio in azienda, nominarlo capo ed andare a giocare a golf. Neppure nominarlo capo, con te che resti presente e ne svuoti il ruolo.
Semplicemente un successore non può pretendere di entrare in azienda e comandare, senza avere prima dimostrato competenza nel ruolo. Nessun manager esterno lo farebbe, se è bravo. Il tuo studio è come un orologio, composto da tanti e delicati meccanismi, forse non è un Rolex, ma sta funzionando. Meglio andare cauti prima di mettervi mano. Meglio pianificare bene il processo che deve portare all'obiettivo voluto.
Il passaggio generazionale è un processo che può durare anni e quindi va gestito con accuratezza, muovendo delicatamente le leve attuali e ricercando la strada migliore verso l’obiettivo.
Con una fondamentale avvertenza: l’obiettivo da raggiungere va deciso prima di iniziare il processo e di comunicarlo a tutto gli attori in gioco. Accettando l’evidenza che piani perfetti sono rari e che, probabilmente, il processo previsto potrà essere tarato in modo diverso, ma prima di partire bisogna sapere dove si vuole arrivare.
La settima regola
Coinvolgere attori terzi.
Questa regola la possiamo intendere in due modi, entrambi validi e non alternativi tra loro. Nel primo caso, allargandone solo un po’ il concetto, ma rispettandone il principio, ripropongo una mia profonda convinzione.
In una successione devi coinvolgere tutte le persone che operano attualmente al tuo fianco: dalla DOM, alle ASO, all’igienista ai colleghi collaboratori. La parola coinvolgere significa: svolgere assieme.
Nessun piano teorico, nessun obiettivo troverà mai la sua metà, se il tuo team ti rema contro perché imponi un progetto non condiviso e che prospetta loro un futuro pieno di incognite.
La regola principale però resta questa: se gli attori sono tutti coinvolti intimamente, spesso la capacità di giudizio ed azione viene offuscata dai rapporti personali. Per gestire al meglio questo delicato passaggio fatti aiutare da chi, estraneo alla vita quotidiana dello studio ed ai legami familiari, ti offre una visuale più oggettiva del processo da iniziare.
Gli inglesi lo chiamano Coach, colui che aiuta ad andare verso i propri obiettivi.
Due regole made in Toffali
Abbiamo visto che, anche se ideate per realtà aziendali, più complesse, queste regole studiate dalla Bocconi contengono interessanti spunti di riflessione. Io lavoro da tempo con quelli che una volta si chiamavano dentisti ed ora definisco odontoiatri/imprenditori (guarda il mio curriculum) e queste dinamiche le conosco assai bene.
Permettimi quindi di aggiungere due personali regole:
Il tuo successore non sei tu.
Il che non significa che lui o lei sarà peggiore o migliore, sarà però certamente diverso da te.
Accetta il fatto che questo cambierà l’impostazione futura del tuo studio, in un “modo” che sarà diverso dal tuo.
Aiuta ma non imporre una tua visione. La successione deve ridefinire i ruoli: se no, non esiste.
Migliorare o cambiare è un'impresa, nel suo doppio senso.
Non puoi formare se non sai che forma dare.
Impegnarsi in questo processo di successione richiederà molto tuo impegno e soprattutto la disponibilità a confrontarti. Fortunatamente abbiamo visto che vi sono regole, metodi e persone che possono aiutarti molto in tale impresa. Senza promesse avventate, ma con competenza certa.
Non troverai mai nei miei post frasi tipo: il metodo in 10 step che cambierà la tua vita; in 7 passi il segreto del marketing infallibile. Perdona il francesismo: sono emerite putanate, specie quando in cambio non richiedono impegno.
Vi è una bella citazione di George Bernard Shaw, che molti interpretano solo a metà. La frase dice:
Ogni problema complesso ha una soluzione semplice.
Poi si conclude con una chiosa significativa:
che è quasi sempre sbagliata.
Lavorare è impegno, fatica, tempo e un problema complesso lo risolvi solo con soluzioni complesse. Poi vi sono varie tecniche studiate per risolvere problemi anche molto complessi, che è il mio lavoro, quello di un manager: colui che gestisce.
La formazione del tuo successore è ad esempio uno degli aspetti critici per la riuscita o meno del progetto.
In conclusione
Abbiamo condiviso che l’odontoiatra di oggi e ancor più del futuro è medico e imprenditore, la scuola lo forma per il primo 50%, il resto troppo spesso è lasciato alle sue doti naturali. È una soluzione stupida, il management, il marketing si possono imparare.
Però non puoi formare se non hai la necessaria competenza e non sai che forma dare al tuo progetto di cambio generazionale. Qui torna ancora una volta utile la settima regola Bocconi: coinvolgi nelle tue decisioni un manager, che sia emotivamente distaccato dal problema e che si concentri sulle possibili opportunità.
Ne avrai vantaggio tu, la tua impresa e chi la guiderà in futuro.
Grazie per l’attenzione ora a te la scelta: prendi questi consigli come spunto interessante per una decisione futura su come eseguire una corretta successione e continua a seguire i miei post o affronta seriamente il problema della successione e trasformalo in un’opportunità per te, il tuo team, la tua famiglia.
Si può fare, chiamami per proseguire l'argomento
Gaetano
Ti lascio un'emozione
Premessa: ti riconosci in questo profilo?
Hai passato una vita a lavorare, con l’impegno e la gioia di realizzare qualcosa di buono. Oggi hai il tuo studio odontoiatrico e sei conosciuto e stimato, ma gli anni sono passati e inizi a chiederti cosa ne sarà della tua “creatura” dopo di te.
Perché non avrai solo un’attività da lasciare, ma davvero un’emozione forte.
Perché il tuo studio non è fatto solo di muri e riuniti, lo hanno plasmato i rapporti con centinaia di pazienti e tutto il valore e il talento che vi hai messo.
Lasciare questo a qualcun altro non è facile, è una decisione importante. Che sia l’affidarlo a tuo figlio/a o un giovane sostituto di certo non vuoi che vada perso questo valore, non solo economico, che hai costruito con sacrificio negli anni.
Statisticamente è probabile tu sia un sessantenne, il 46% dei titolari di uno studio odontoiatrico lo è, ed a questa età è opportuno iniziare a pensare a come delegare il futuro professionale dello studio. Nelle varie opzioni possibili: con un medico più giovane o con un figlio/a pronto ad affiancarti e sostituirti.
In ogni caso gestire questo passaggio generazionale è complesso.
Non vederlo solo come un problema: sorridi
Il mio post precedente, che ne iniziava l’analisi, ha avuto un boom di letture e di interesse, per cui evidentemente è argomento che coinvolge e, per alcuni, spaventa.
Non è un problema è due opportunità.
La prima, pratica, è nel mantenere o aumentare la produttività dello studio con linfa nuova, implementazione che ti assicura anche sul tuo futuro.
La seconda, forse ancora più importante, è che delegando la operatività di base puoi tornare a divertirti. O dedicando maggior tempo alla branca odontoiatrica o medica che prediligi o iniziando personalmente materie nuove che ti attirano.
Quanti ne conosco!, che hanno riscoperto il loro essere medici ed aperto l’interesse verso stimolanti novità: come l’estetica periorale, la posturologia, la medicina quantistica o quella alternativa.
Anch'io sto vivendo un’esperienza simile, ho fatto il dirigente d’azienda per trent'anni ed oggi mi dedico quasi completamente all'insegnare marketing alle DOM (Dental Office Manger) ed al coaching per gli odontoiatri –insegnare a correre da soli come imprenditori che operano con metodo- ovvero alle attività che più mi appassionano.
Sono bravo nel mio lavoro perché farlo mi piace tanto.
Dedicarmi al passaggio generazionale in uno studio investe appieno queste due “passioni”, in primis perché impostare un corretto marketing nello studio è indispensabile a garantirne non solo la sopravvivenza ma soprattutto il successo.
Specie se è un marketing etico che tiene sempre presente che al suo centro vi sono un medico ed un paziente.
Inoltre fare il coach, essere un partner forte al fianco di un giovane che vuole crescere è quello che, come padre e docente, ritengo sia fortemente a lui necessario nei difficili tempi nostri.
Nel caso tu voglia gestire un passaggio generazionale ti dico, con estrema franchezza: ti conviene farti dare un supporto. È un ambito in cui avere un esperto al tuo fianco è spesso indispensabile.
Sia nel tuo interesse, continuare a far vivere l’emozione dell’impresa che hai creato, sia in quello del tuo futuro sostituto, che deve gestire un cambiamento epocale nella libera professione odontoiatrica. Puoi farlo in vari modi, io posso proportene tre.
- Leggere "Marketing-per-iniziare-farlo" il mio libro, per condividere un modo di agire etico ed efficace (non è un manuale operativo, ma un approccio al marketing strategico)
- Partecipare ad un corso di marketing (assieme alla tua DOM o delegando solo lei se è già autonoma)
- Richiedere un consulto personalizzato, se è problema vicino nel tempo ed importante per te.
Un'emozione.
Il titolo e la foto del post derivano dal ricordo inconscio di “ti lascio una canzone” celebre brano di Gino Paoli, l’ho scelto per varie ragioni, conoscerle ti potrà essere utile.
Primo perché quando ho pensato a te che vuoi/devi lasciare lo studio ho avuto un attimo di melanconia, dispiace sempre il lasciare.
Poi perché, comunque, quello che Paoli lascia è un ricordo bello ed io, in tanti anni di frequentazione di medici ed odontoiatri, se ricordo una cosa è la passione per il proprio lavoro, che quasi sempre ho trovato come prima spinta motivazionale.
Vi è inoltre un altro legame tra Gino Paoli e il passaggio generazionale, una sua intervista in un Sanremo di tantissimi anni fa. In quell'occasione si era presentato anche un giovane e misconosciuto Vasco Rossi, all'esordio. Ebbene in quell'intervista il famosissimo Paoli disse “questo ragazzo sarà il Gino Paoli dei prossimi anni”. Anche se Vasco Rossi a Sanremo si era classificato ultimo o giù di lì, lui ne aveva capito il talento.
Anche tu devi scoprire e capire il talento, di chi ti sostituirà, ma ancora di più aiutare questo talento a manifestarsi appieno. Probabilmente in modi e forme dissimili dalle tue.
Questo aiutarlo a diventare il meglio di se però sarà di grande soddisfazione.
Se devi lasciare un’emozione scegli bene, non solo a chi ma soprattutto come lasciarla.
Contattami dunque, nel caso anche tu stia vivendo una situazione personale e lavorativa in cui il passaggio generazionale non è più solo un'ipotesi, ma inizia a diventare una realtà con cui confrontarsi.
Grazie per l'attenzione che mi hai dedicato, confido la lettura di questo post ti sia stata utile.
A presto