Che serà
Che sarà che sarà che sarà, che sarà della mia vita chi lo sa…
Questa è una vecchia canzone che mi è sempre piaciuta molto, specialmente se eseguita da Jose Feliciano.
Canzone che a prima sensazione appare malinconica, ma non è tale, anzi guarda al futuro con lieta aspettativa.
Narra di un paese che si sta spopolando, soprattutto dei giovani:
gli amici sono quasi tutti via ed altri partiranno dopo me.
Questo è un cambiamento e potrebbe essere percepito come una cosa triste, una scelta obbligata e quindi negativa.
Però assai più negativa sarebbe l'inazione, il restare adattandosi al declino di un sistema di vita non più attuale, mentre partire e affrontare il nuovo è una scelta forte, un’opportunità.
La frase chiave è:
So far tutto (quello che serve in paese) o forse niente (quello che serve quando uscirò dalla mia comfort zone del paese) ma da domani si vedrà e sarà quel che sarà.
È nei tempi che cambiano che dobbiamo cambiare.
Deve cambiare la mia generazione, che sta avviandosi al termine della sua carriera lavorativa e si trova al bivio: decidere se invecchiare così o inventarsi anni diversi.
Devono farlo i millenians che vivono un presente con meno certezze, ma anche maggiori opportunità.
Ad esempio, quale donna della mia generazione poteva ambire al ruolo di manager a livello europeo?
Oggi invece sono tali sia mia nipote sia mia figlia, che sono partite giovani, squattrinate ed amnbiziose per l’estero, oggi vivono a Zurigo ed Amsterdam ed hanno carriere formidabili.
Perché “che serà” per dirla alla Feliciano, non lo sappiamo, ma di certo questo dipende molto dalle nostre scelte, dal nostro agire, dalla capacità di uscire dai vecchi schemi mentali che ci fanno restare ancorati ad un passato che non esiste più.
Perché in campagna si può ancora vivere e guadagnare, la nostra Vapolicella è colma di realtà imprenditoriali di successo, che lo sono diventate cambiando il proprio agire per adeguarlo al mondo che ci circonda.
Chi faceva il Valpolicella “del contadino” ha chiuso, perché era un vinaccio al confronto degli attuali Ripasso o Amarone curati da enologi professionisti.
Nello stesso modo chi continua al fare il dentista non ha futuro, perché quando ti abitui al servizio di un moderno odontoiatra non ci torni da chi usa ancora le DF58 per farti visualizzare la tua radice compromessa.
Intendiamoci nei termini, per non incorrere in fraintendimenti, immaginiamo due professionisti dalle identiche capacità tecniche, quello che cambia è solo il loro modo di proporsi: esplicitato dal nome.
Dentista
Mi guarda stupito quando parlo di wow experience per i clienti, lui ha solo pazienti.
Odontoiatra
Ha una procedura di prima visita pensata per dare emozione e sicurezza ai nuovi pazienti, sia in quanto tali sia come clienti paganti.
Dentista
Ha solo una vaga idea di come sia trattato il paziente dal suo staff prima che si segga sul riunito: di come la segretaria risponda al telefono, come lo accolga la ASO, cosa gli dica.
Odontoiatra
Non ha più una segretaria, ma una manager che ha formato e fatto formare per gestire tutta l’area extra clinica, che gli fornisce dati esatti su quante persone entrano al mese, quanti preventivi vengono accettati etc.
Dentista
Non sviluppa alcuna attività né per attivare nuovi pazienti né per controllare la costanza e la fedeltà di quelli passati. Si fida tornino perché si sono trovati bene.
Odontoiatra
Sa di operare bene e con professionalità per cui reputa etico farsi conoscere come capace da potenziali pazienti nuovi e tenere sempre controllati l’igiene e la salute funzionale ed estetica dei pazienti storici.
Sa chi rispetta i tempi dei richiami e chi no.
Dentista
Compra buone attrezzature, attua procedure che lo soddisfano professionalmente.
Odontoiatra
Compra buone attrezzature, attua procedure che lo soddisfano professionalmente, per questo è attento a tutto quanto è digitale, innovativo.
Si pone inoltre una domanda in più: sono una buona scelta per i miei pazienti?
Dentista
Pensa che il marketing in odontoiatria non sia etico.
Odontoiatra
Sai che fare marketing significa assumersi un impegno verso i pazienti, fare promesse che si devono rispettare, controllare costantemente che lo studio offra una competenza di ottimo livello.
Sa di offrire valore dentro e fuori dallo studio operativo e ne è orgoglioso.
In conclusione
Tutti i pazienti desiderano un clinico competente però gli strumenti che possono utilizzare per capire se il loro medico curante lo è sono limitati, essenzialmente due:
- L’autorevolezza con cui parla (se ha imparato a migliorarla con dei corsi è stato bravo)
- Le attrezzature che vede usare (meglio se lo stupiscono)
Per un odontoiatra ormai la prima visita è digitale (telecamera e fosfori di sicuro poi eventualmente CBTC e impronta digitale) perché ha ben capito che è meglio abbinare alla competenza anche una percezione fisica di come si opera.
Tornando alla canzone dell’incipit, il che serà lo si sa già in effetti, dipende da come agiamo.
Da come ci poniamo di fronte al futuro se lo vediamo come un muro o un trampolino.
Se “ormai non ci posso far nulla” o se “adesso inizia il bello perché posso fare qualcosa di appassionante”.
Perché ci vuole passione per cambiare.
Il mio lavoro di docente e consulente è oggi assai più gratificante che nel passato, ci ho lavorato sopra però, lasciando certezze ed abitudini del posto fisso.
Soprattutto ci ho messo la convinzione che vi è un bel futuro da vivere ancora, non importa quale strada si prenda, fondamentale è girarsi indietro solo per sorridere del percorso maturato, poi guardare avanti per vivere felici.
Gaetano
Meglio essere ricchi
Di cosa è meglio essere ricchi?
Partiamo da una considerazione banale e veritiera: è davvero meglio essere ricchi.
La discussione o meglio la scelta è sul cosa: di cosa è meglio essere ricchi?
Perdona la ulteriore iniziale semplificazione, l'hai già letta, adesso però torna a coglierne la verità oltre la frase fatta: i soldi sono il mezzo non il fine.
Il fine è la soddisfazione dei propri desideri, (l’etimologia latina è de sidere, verso le stelle) cosa che è assai più complessa di quando sembri perché questi sono cangianti, ma anche mutanti: variano con l’età e la maturità emotiva.
E con la tenacia nel provare a migliorare la propria vita.
Come è stato per te?
- I miei 18 anni volevano l’amore di una donna. Speravo essere amato, vedere gli occhi di lei che mi guardavano in modo diverso ed unico.
- I miei 23 un lavoro redditizio. Volevo tantissimo non dovermi più domandare “posso comprarmelo?” davanti alla vetrina di un negozio.
- I 40 un lavoro appagante. Ambivo ad essere ricco di orgoglio legittimo per la qualità della mia professione, poter diventare speciale, imparare dai migliori, sognando di essere un giorno anch'io maestro per qualcuno.
- I 60 desiderano più tempo per me. Negli anni con i capelli bianchi ho scelto di avere giorni solo miei, per gli affetti, lo sport, il diletto.
Di poter scegliere gli impegni lavorativi, i clienti e soprattutto andare quanto più possibile in aula, cosa che adoro, a “farmi pagare per qualcosa che farei gratis”.
Sono un uomo che cercando la fortuna l’ha trovata.
Sarà per questo che trovo affinità emotiva e professionale con gli imprenditori ricchi.
Quelli che sono ricchi di domani, che hanno idee e desideri che brillano nella mente e nel cuore.
Che amano la loro professione, se stessi e il bello che deve ancora arrivare.
Che quasi sempre hanno già studi/imprese che vanno bene, buon ritorno economico, quelli che per gli sciocchi sono dei fortunati che dovrebbero essere felici e contenti così ed invece mi chiamano per andare ancora oltre.
Non sei mai felice nella stasi.
Neppure ricco di sentimenti, perché con l’età che avanza ti accorgi davvero della differenza tra mezzi ed obiettivi.
E quello che vuoi davvero, con un po’ di lieto coraggio, lo vai a prendere.
Grazie per essere giunto a questo punto, evidentemente hai proseguito la lettura perché abbiamo qualcosa che ci unisce: l’inesausto desiderio di far vivere bene il cuore.
A risentirci se vuoi, per chiacchierare di futuro ed altre sciocchezze.
Gaetano
Parliamo di retribuzioni?
Quando si tratta di tagliare i costi il lavoro di un imprenditore è pericolosamente facile.
Assai più complesso è programmare strategie d’investimento.
Specialmente se l’argomento è il TEAM: dimenticando che il primo investimento per qualsiasi imprenditore è creare una squadra forte.
Poi compra lo scanner digitale o fatti il sito web.
Il pregresso
Ho fatto un post su FB che ha suscitato molti commenti. L’ho scritto dopo aver letto per la centesima volta di un ristoratore che non trova personale da assumere.
Il post era semplice e per me sin banale nella sua essenza:
Alla frase “non trovo lavoratori” andrebbe sempre posta la domanda: “quanto li paghi?’”
In realtà le domande sarebbero due:
Quanto li paghi e come li tratti?
Il post l’ho scritto basandomi sull’esperienza dei miei figli: tutti e due hanno lavorato nel settore della ristorazione ed entrambi sono stati ampiamente sfruttati. Che è lezione di vita quando i soldi ti servono per togliersi delle piccole soddisfazioni economiche durante l’università, per loro fortuna, ma è situazione assai grave quando sono il tuo sostentamento.
Ovviamente essendo la maggioranza dei miei lettori operanti nel dentale il post è stato subito mentalmente adattato ad ASO, segretarie, DOM, collaboratori clinici etc., pur essendo nato con altra premessa.
La premessa
L’ovvia premessa è che sempre tra imprenditore e dipendente esistono dei rapporti di forza, che possono indulgere sino allo sfruttamento nel caso l’imprenditore ne abbia molta ed il lavoratore molto poca (pensiamo al fenomeno del caporalato in cui si ricercano persone che sono disposte a subire tutto pur di sopravvivere).
Vince invece il compromesso ove i rapporti di forza siano equilibrati, l’imprenditore offre un lavoro interessante ed il lavoratore sa di avere competenze che meritano di essere pagate perché redditizie.
(NB compromesso è una bella parola significa “promesso insieme” ed è un accordo paritario tra le esigenze ed i desideri di due parti).
Esistono anche situazioni in cui l’imprenditore cerca collaboratori di un alto livello di competenza e non li trova.
Una mia recente consulenza è stata la realizzazione di un sito per un’azienda di progettazione industriale, che non riusciva ad accettare tutti gli incarichi possibili perché non trovava ingegneri meccanici da assumere!
E non era un problema di retribuzione, anzi.
Il team odontoiatrico
Nella tradizionale impostazione dello studio mono professionale, che potremmo anche definire di tipo padronale, il team non esisteva.
Esisteva un medico che per fare il suo lavoro, gestire il suo studio, aveva bisogno di supporti esecutivi, non particolarmente capaci né professionali.
Infatti le ASO imparavano il mestiere ascoltandolo e con l’esperienza, la segretaria spesso neppure esisteva o era compito part time della moglie.
Tutto bene finché il lavoro quotidiano era tanto e la contabilità, la gestione agenda e la cartella clinica erano semplici da gestire.
Oggi non è più così, la complessità è aumentata e anche nello studio odontoiatrico servono competenze specifiche che solo una formazione culturale può offrire.
Non esiste più il turn over diffuso delle ASO, chissene la cambio in un minuto, perché se una ASO brava se ne va i problemi per lo studio ora sono subito evidenti.
Nell’area gestionale e commerciale esiste addirittura il DOM, una figura manageriale, per cui con compiti – costi più elevati, fattore impensabile per il clinico che operava da solo.
Ricordo sempre la differenza tra staff e team: lo staff è al tuo servizio, dipende solo da te; il team è una squadra, in cui ognuno ha il suo ruolo (job description) e relativi obiettivi.
Alcuni suggerimenti
Nelle 36 regole del management (richiedi l'elenco completo) ho inserito anche le 6 sulla gestione del team, ma non ho specificamente parlato in quel contesto della sua retribuzione.
Alcuni consigli qualitativi li elenco in seguito, per i quantitativi possiamo parlarne in privato.
- Il personale non competente è un freno sempre attivo
Un incapace è un potente ostacolo all’opera degli altri, la rallenta, la indebolisce.
O riesci a cambiarlo dando una formazione adeguata, oppure devi circoscriverlo in un area in cui non possa fare danni o nei casi limite, ahimè eliminarlo.
- Con chi merita cerca il compromesso
È facile basta non proporre furbate a tuo solo vantaggio, o farle in seguito, e agire in modo onesto da entrambe le parti.
Ok forse non è facile, ma è la scelta redditizia per un rapporto duraturo e di valore.
- Ricorda sempre che il come tratti le persone è un parametro retributivo
Un dipendente lieto di lavorare per te non ti lascia per guadagnare altrove qualche decina di euro in più, e ti avvisa quando sente che la sua retribuzione non è più corretta. Però di questo dovresti accorgertene prima tu.
- Se vuoi il meglio devi pagarlo
Il che non è un problema, una brava ASO si ripaga indirettamente facendoti risparmiare tempo e stress, mentre un bravo DOM si ripaga direttamente con i numeri di fatturato extra che produce.
In conclusione
Creare un buon team è alla base del successo di qualsiasi studio.
Un buon team va pagato il giusto, compromesso condiviso, e premiato ove si dimostri eccellente.
Per avere un eccellente team devi creare un’appartenenza di squadra ed un ambiente di lavoro in cui vi sia almeno rispetto. Chi ottiene anche l’affetto ha capito tutto!
La forza di un team, di una squadra impostata per ruoli ed obiettivi, è la base per qualsiasi studio o azienda di successo.
Gaetano
PS
Puoi essere d’accordo con questi concetti applicati da decenni in ogni azienda sana o ritenere che lo studio odontoiatrico sia un’eccezione, ma ti assicuro che non lo è.
Però sono i fatti a dimostrare le teorie: se hai un team solido e competente continua con la tecnica finora usata, che scommetto non è molto differente nella pratica dai concetti espressi in questo post.
Se no chiamami, che è meglio.