Sbiancamento dentale: solo estetica o cura?
Il colore dell'amicizia è il bianco: non si scolora mai.
(Lella Cusato)
Il bianco è in effetti un colore meraviglioso, quello auspicato anche per i nostri denti, che vorremmo bianchissimi, splendenti.
“sbiancamento dentale”
Termine in realtà non perfetto, è diventato una pratica diffusa negli studi odontoiatrici.
Come al solito quando ne so poco, chiedo un ausilio ad un esperto: come è certamente la dottoressa
Viviana Cortesi Ardizzone,
dottore in Igiene Orale, autrice della pubblicazione "Lo sbiancamento dentale domiciliare e professionale”.
Vanta oltre venti anni di esperienza nel settore.
Buongiorno Viviana, concordi che il termine sbiancamento è improprio?
Sì, in effetti i denti non vengono “colorati” ma nel processo di sbiancamento l’agente agisce sulle molecole discromiche che si accumulano nella sostanza organica interprismatica con un processo di ossidoriduzione, le disgrega, le riduce sensibilmente e le schiarisce.
I denti vengono solo depurati da agenti coloranti che nel tempo si sono annidati nel tessuto dentale, riportando i denti al loro colore naturale.
Mi spiego. Lo sbiancamento agisce sulle componenti del colore del dente che sono tinta-croma e valore.
L’agente sbiancante, il perossido di idrogeno che sviluppa ossigeno è in grado di agire sia sul croma, schiarendo il colore di partenza, sia sulla tinta, modificandola da B ad A, da C ad A o B realizzando in questi casi un vero e proprio sbiancamento.
Affrontiamo subito un dubbio che spesso si pone il paziente, ma lo sbiancamento fa male?
Anche l’abuso di aspirina fa male, come il suo utilizzo errato.
Proprio per questo la Direttiva europea 2011/84/EU ha posto delle regole ben precise in tema di cosmetici, al fine di tutelare la sicurezza dell’utilizzatore, limitandone l’uso ai pazienti maggiorenni.
Ha limitato la vendita al pubblico nelle farmacie (O.T.C.), in internet, nella grande distribuzione e nei centri estetici dei “free use” sbiancanti alla concentrazione massima dello 0,1% di perossido di idrogeno, riservando ai solo “dental pratictioners” l’acquisto dei prodotti sbiancanti cosmetici con concentrazione dallo 0,1% al 6% di perossido di idrogeno.
Per quanto riguarda gli effetti del gel sbiancante sulla durezza e integrità dello smalto l’evidenza scientifica è concorde nel dichiarare che non si verificano cambiamenti o alterazioni morfologiche sui denti sbiancati.
L’odontoiatra è tenuto a visitare il paziente, valutare l’anamnesi ed emettere una diagnosi di salute orale e di idoneità allo sbiancamento ed eseguire la prima applicazione in studio, per vigilare su eventuali, anche se improbabili, reazioni avverse al prodotto.
Quali sono le precauzioni che deve prendere?
Come detto, l’odontoiatra deve stabilire l’idoneità allo sbiancamento, che significa: assenza di gengiviti e parodontite, di carie, impianti esposti, maternità/allattamento, xerostomia da farmaci o da patologie metaboliche o oncologiche.
Informazioni che devono essere contenute nella scheda di sicurezza del prodotto.
Il paziente deve essere previamente sottoposto a seduta di igiene orale, istruzione e motivazione al mantenimento della stessa per garantire una maggior durata del risultato ottenuto
E’ bene inoltre acquistare sempre da fornitori affidabili per avere garanzia di trasporto, conservazione (questi gel temono il caldo e la loro conservazione deve essere fatta in frigorifero) e scadenza, secondo le indicazioni del produttore.
Chi può eseguire lo sbiancamento?
Lo sbiancamento deve essere eseguito dal dentista o, dietro la sua supervisione, se si garantisce un livello di sicurezza equivalente, dall’igienista. Non si individuano altre figure professionali con analoghe competenze.
Spesso i risultati sono ottimi ma a volte il paziente ritiene di non avere ottenuto quello che voleva, da cosa dipende?
Se i risultati sono quelli prevedibili per la qualità del prodotto, il paziente è sicuramente soddisfatto.
Viceversa, se non si raggiunge un obiettivo (solo diminuzione del croma, senza il cambio di tinta) e non si riesce a soddisfare il paziente, è perché abbiamo sbagliato qualcosa: prodotto, metodica, concentrazione o tempi.
Per evitare ciò è fondamentale acquisire esperienza e competenza nel selezionare il tipo di discromia da sbiancare e valutare se è il caso di proporre o sconsigliare il trattamento.
Un segreto per aver successo…è saper dire di no qualche volta.
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Poi ci sono le discromie gravi, per esempio da tetracicline o da fluoro che sono le più difficili e lente da sbiancare; pertanto è indispensabile spiegare la difficoltà al paziente ed eventualmente stabilire un’alleanza terapeutica per tentare di raggiungere il risultato.
In ogni caso, l’esperienza mi ha insegnato che ci si deve provare, pur sapendo che il risultato non potrà mai essere eccellente, perché, comunque il paziente è molto felice, anche se solo migliora la sua grave discromia.
Vi sono casi in cui lo sbiancamento non funziona?
Raramente, (nel 5% dei casi) purtroppo, sì, non si ottiene uno sbiancamento.
In ogni caso, per prudenza, è preferibile tenersi un margine di incertezza al fine di non deludere il paziente o alimentare troppe speranze. Bisogna essere positivi e trasmettere entusiasmo, dopotutto stiamo parlando di estetica, non di terapie.
Io dico al paziente:
“non vorrai proprio tu incrementare quel 5%?”.
Ma direi che la stragrande maggioranza dei pazienti è felice per il risultato ottenuto. E io con loro, altrimenti non continuerei a proporli.
I risultati minori si ottengono su denti già bianchi (A1- A2) perché il miglioramento non può essere eclatante o facilmente apprezzabile, partendo da un colore già chiaro.
Partire da il colore A3 garantisce soddisfazione al paziente che nella maggior parte dei casi vira a B1, il colore più chiaro della scala colori Vita.
Parliamoci francamente, ma è vero che i prodotti sono tutti uguali?
Assolutamente no, la prima macro differenza è nel principio attivo contenuto nel prodotto “sbiancante” utilizzato ed ormai la letteratura mondiale indirizza verso il Perossido di Idrogeno.
Una seconda importantissima differenza è il pH del prodotto che deve essere neutro per non danneggiare lo smalto.
Altri due fattori importanti sono la viscosità del prodotto che deve essere tale da limitare la dispersione del prodotto nel cavo orale del paziente e un'alta concentrazione di acqua per prevenire la disidratazione.
Infine dobbiamo anche valutare chi lo produce.
Se partiamo dal presupposto che l’unico agente sbiancante riconosciuto valido e collaudato negli anni è il perossido di idrogeno, da solo o liberato dal perossido di carbamide, i diversi brand, a parità di concentrazione dovrebbero equivalersi.
Quello che fa la differenza, è la presenza di additivi per ridurre la sensibilità e per remineralizzare, gli addensanti per renderli tissotropici e il contenuto di acqua per ridurre la disidratazione.
Certo è che è consigliabile scegliere brand che sono sul mercato da anni, collaudati e sicuri, con aziende che provvedono alla formazione degli operatori attraverso corsi propedeutici.
Grazie sei stata molto chiara sugli aspetti tecnici, a chi proponi usualmente il marketing?
All'interno dello studio il dentista e l’igienista possono proporre lo sbiancamento, solo se conoscono il paziente, le sue necessità e i suoi desideri, senza limiti di età.
Personalmente agisco molto sui pazienti over fifty e over sixty perché sono quelli che ne hanno reale necessità, ma che non osano chiederlo.
Si sentono esclusi perché i media sono spietati, in quanto mostrano solo immagini di giovanissimi super sorridenti, dentature perfette e bianchissime. Non si può credere quanto siano raggianti dopo lo sbiancamento.
La cosa migliore è ascoltare il paziente e capire quali risultati si aspetta dallo sbiancamento, se preferisce farlo alla poltrona o al domicilio, quante ore, quanti giorni. E trovare la soluzione giusta per lui. L’operatore pertanto deve anche saper rispondere in modo competente e assertivo a tutte le sue domande. E poi magari proporre il trattamento nei periodi di maggior attrazione, associati per l’occasione a promozioni particolari: Natale, vacanze estive, invernali, matrimoni, cerimonie e festività famigliari, compleanni, lauree.
Grazie Viviana, dopo questa intervista ancora di più resto convinto che:
curarsi delle persone non è solo fare estetica.
Grazie
Gaetano