A te la scelta

Sono le nostre scelte a fare noi.

Premessa

Chi mi legge al 90% è in quella fase della vita in cui la valenza del fattore economico inizia a doversi coniugare con il desiderio sempre più pressante di una migliore od addirittura diversa qualità della vita.

Oggi le 12 ore al giorno di lavoro o le domeniche passate alle fiere non fanno più parte delle mie opzioni ed il desiderio di riempire gli anni futuri soprattutto con altro che non sia il lavoro sta determinando le mie attuali scelte professionali.

Ognuno sceglie la sua strada navigando tra quei desideri di amore/ successo/ poter decidere della propria vita che sempre ci guidano e che nel tempo alternativamente conquistano il primo posto nei nostri desideri.

Nella mia esperienza solo rare volte risulta davvero primaria la richiesta dei clienti che mi interpellano per:

voglio guadagnare di più”.

Quando approfondisco l'argomento quasi sempre scopro che nella maggioranza dei casi questa premessa si scontra con dei paletti di qualità di vita che eliminano le scelte più ovvie:

  • Aumenta il numero di ore lavorative e/o i sabati
  • Trova un giovane collega e fallo lavorare per te
  • Controlliamo i listini prestazioni
  • E facezie similari

Molto più spesso vengo chiamato per una insoddisfazione lavorativa più profonda, per risolvere la dicotomia diventata spiacevole tra l’essere medico ed imprenditore.

In cui mentre nell’area clinica vi è profonda competenza e controllo della situazione quella extra clinica è costante fonte di perplessità sul come agire.

Solitamente in questi casi la scelta è di confrontarsi con “qualcuno che ne sa”.

Le soluzioni

La più facile, erroneamente, delle vie porta alla frequentazione di corsi tenuti da qualche collega/dentista di successo, che alla sua attività affianca anche quella di consulente marketing.

La più apparentemente complessa prevede la consulenza in loco di un vero esperto in management, gestione d’impresa.

La prima soluzione è più facile perché in realtà di norma i relatori, pur nel ruolo di dentisti & manager, sono sempre e prima di tutto culturalmente dei medici, per cui parlano la stessa lingua di chi a loro si rivolge.

Inoltre quasi sempre sono persone che con il loro studio hanno avuto successo, per cui la semplice equazione è:

se faccio come mi dice lui ho successo anch’io.

Non è proprio così che funziona, ma sembra credibile.

Quando invece un medico si rivolge ad un esperto, uno che il manager lo fa di mestiere, nel marketing, nel controllo di gestione o nel management, allora deve compiere uno sforzo emotivo, più che intellettuale: fidarsi di lui, accettando di essere meno competente in campo extra clinico.

E mentre in un’azienda è normale che i manager collaborino tra loro, rispettando le diverse competenze in uno studio tutto è reso più complesso dalla centralità del titolare.

Centro nevralgico ed imbuto per ogni attività, perlomeno negli studi mono professionali.

Concludendo

Per questo ormai da tempo, dopo avere effettuato la prima diagnosi iniziale delle 36 regole, io non accetto più come clienti degli studi che già non abbiano all'interno un candidato, di solito la segretaria, idoneo da formare come dental office manager.

O non si impegnino ad assumerlo e formarlo come responsabile delle attività extra cliniche dello studio.

Non una segretaria, ma una persona con delega sulla parte gestionale e commerciale.

Che non esegue ordini: porta risultati.

Lo faccio perché solo allora posso fornire buone garanzie sull'andamento dello studio ed ho la sicurezza che il medico imprenditore potrà migliorare di molto la sua qualità di vita.

Anche guadagnando di più, ma non solo.

A presto sentirci se vuoi confrontarti al riguardo

Gaetano

PS Controlla il mio profilo professionale su LinkedIn: di mestiere faccio il manager.


Passare il testimone

Premessa

Sul passaggio generazionale ho scritto molti post e realizzato un webinair di 45 minuti.

Che sono serviti a poco.

Quella che ha sempre funzionato è invece la consulenza privata.

Perché purtroppo questo passaggio di consegne è visto da chi “cede” come una sconfitta, un minus da combattere e da gestire egoisticamente.

Quando invece è solo la naturale evoluzione di un’impresa (nel doppio significato che tale parola ha) in cui nessuno perde o vince.

Cosa intendiamo

Intendiamoci sui termini, vi sono tre tipologia di passaggio generazionale:

  • Da padre a figlio, che questi sia clinico o non
  • Da titolare esperto a giovane collega già operante nello studio
  • Da titolare a un socio estraneo, non sempre un altro clinico

Ho gestito vari di questi passaggi, hanno iter complessi e prevedono innanzitutto ascolto e fiducia.

Ascolto in chi nei suoi consigli parla con acquisita competenza, fiducia nel fatto che il fine è renderla una operazione win-win in cui tutti ci guadagnano e sono soddisfatti.

Quando opero in consulenza per gestire il passaggio generazionale il mio ruolo è di solito sia da mediatore “emotivo” sia da promotore attivo della nuova organizzazione manageriale che si desidera impostare.

Colmo il baratro che spesso si crea.

Le ipotesi

Chiamami per un primo contatto telefonico esplorativo se sei in una di queste situazioni:

Padre figlio

Con il padre che da un lato ha il legittimo orgoglio per quello che ha fatto, dall’altro non si sente ancora pronto per la pensione anche se i 67 anni sono già stati o saranno prossimi.

Il figlio che ha spesso idee nuove o perlomeno diverse da quelle in atto e vorrebbe impostare la sua futura vita professionale senza essere solo “il figlio del capo” e potendo dimostrare le sue specifiche capacità.

(A volte anche sviluppate solo nell’area extra clinica).

Poiché non vi possono essere due capi spesso sorge un problema che pare irrisolvibile.

Non lo è.

Serve solo buona volontà da parte di entrambi ed un esperto a mediare e dimostrare come i legittimi desideri possano coincidere.

E diventino un beneficio comune.


Da titolare esperto a giovane collega

Di norma è la situazione più semplice da gestire, anche perché usualmente l’aver collaborato per anni è una eccellente base di partenza.

L’obiettivo in questo caso è ottenere due importanti risultati, solo apparentemente contradittori: dare evidente continuità di immagine ed impostare un efficiente riposizionamento operativo.

In parole semplici: cambiare dolcemente, senza traumi per i pazienti.


Da titolare a socio estraneo

Cedere il proprio studio, che ha come altro verso della medaglia il rilevare uno studio altrui è invece la situazione di gran lunga più complessa, per il marketing, il management e soprattutto per la salute ed il successo dello studio.

Non ci provo neppure a sintetizzarla in qualche riga, quello di cui sono certo è che, se non si agisce con molta competenza, diventa molto probabile una notevole perdita del fatturato consolidato.

Gestirlo da soli di solito è deludente dal punto di vista emotivo per chi cede ed economicamente rischioso per chi subentra.

Richiedere una consulenza esperta è di gran lunga la scelta economica più intelligente e produttiva.


Concludendo

La chiusa può apparire antipatica, ma è invece sinceramente generosa.

La rivolgo in primis a chi vuole o a volte deve cedere l’attività.

Non illuderti di avere la competenza necessaria a fare tutto da solo.

Non è così.

Ho visto troppi disastri causati da tale fallace presunzione.

Se vuoi bene al tuo successore, se vuoi bene all’impresa che hai realizzato con anni di fatica ed impegno, chiama qualcuno al tuo fianco per darti competenza ed ausilio.

Chiamami e parliamone, ti costa nulla ti può risparmiare grosse delusioni

Gaetano

PS

Preciso che per gli aspetti finanziari, societari, patrimoniali etc (altra bella rogna da gestire) mi avvalgo di colleghi specialisti in merito. Che mi hanno già dimostrato di essere particolarmente competenti in materia.


Non essere vecchio

Perché restare vecchi?

È la natura che determina la nostra età biologica, ci possiamo fare nulla, si invecchia di corpo e qualche volta di mente.

Però possiamo essere proattivi, non combattere vanamente il tempo, ma gestirlo con sapienza.

La mia memoria era balenga da giovane e di certo non è migliorata, però oggi sono molto più abile ad organizzarla e ringrazio Jobs per avere inventato lo smartphone: è la mia indispensabile memoria ausiliaria.

A volte però capita che vecchi non lo si è ancora eppure si sceglie di esserlo, cercando di bloccare nel tempo i bei tempi passati.

Non accettando i cambiamenti o pensando che riguardino solo gli altri.

Si sceglie di essere vecchi!

Quando ancora si può tanto dare e ricevere.

Il mercato odontoiatrico

Gran parte degli studi odontoiatrici italiani sono ancora organizzati e gestiti come venti o trent’anni fa, cambiano solo i riuniti, qualche attrezzatura digitale ed il colore dei capelli dei loro clinici.

L’ impostazione generale è però la stessa:

  • Vi è solo un clinico come titolare
  • L’80% del fatturato è sempre realizzato dallo stesso titolare
  • La gestione cartacea la fa ancora da padrona
  • I conti li fa il commercialista ogni sei mesi

Una situazione accettabile quando era tutto grasso che cola, ma sprecare tempo e denaro oggi è situazione assurda.

Incredibilmente assai praticata.

Perché dunque una gestione anti economica viene ancora perseguita dalla maggioranza degli studi?

Perché vi domina la convinzione che comunque vada tutto bene, benché non supportata da alcun concreto indicatore?

Perché comunque guadagnano bene!

Spiego questa frase, provocatoria solo come invito a riflettere sul futuro.

Troppo guadagno

Il campo odontoiatrico ha visto l’entrata in campo di molti competitor, non clinici ma imprenditori.

Che è un altro mestiere e lo dimostra il fatto che le tante iniziative volte a copiare l’impostazione manageriale di un network, gestite da odontoiatri, hanno tutte avuto breve e fallimentare vita.

Perché degli imprenditori si interessano del dentale?

Perché resta un settore con margini di utile assai elevati.

Per cui settore ricco mi ci ficco.

È chiaro che margini elevati restano interessanti anche se gestiti male.

Un odontoiatra che guadagna 90.000€ netti l’anno ha comunque un reddito cospicuo e tende ad accontentarsi, anche se lo ottiene in una situazione di spreco.

Anche se basta un’organizzazione efficiente, per aumentarli in breve di qualche decina di migliaia.

L’abitudine è una brutta bestia, il buon guadagno ottunde la mente e non fa percepire le maggiori potenzialità.

Spesso agli odontoiatri che mi interpellano per una “diagnosi preventiva” chiedo: lo sai che hai una Ferrari e non usi altro che la prima o al massimo la seconda marcia, vero?

Non lo sanno.

Troppa presunzione

Uno degli aspetti negativi quando ti avvicini alla vecchiaia è che presumi di essere bravo comunque, non vuoi giustamente considerare senza valore tutta la lunga pregressa esperienza.

Capita anche alle aziende, l’essere bravi e non considerare possibili cambiamenti è stata la fine per Kodak (che ha rifiutato il digitale perché guadagnava troppo con i rullini fotografici); per Blockbuster (che poteva diventare Netflix ed invece ha chiuso) o per Nokia (che ha considerato lo smartphone solo una scelta di nicchia).

Uno dei grandi aspetti positivi dell’esperienza è che può diventare il trampolino di lancio per nuovi successi.

Probabilmente l'IPhone non sarebbe nato se Apple non avesse prima venduto milioni di lettori Ipod (che poi con coraggio ha scientemente “ucciso” per un successo ancora maggiore).

Lo dico con tranquilla sicurezza, sino ad una quindicina di anni fa il mio attuale lavoro, di coach e consulente manageriale, agli odontoiatri non serviva: gli utili erano comunque più che soddisfacenti e il portafoglio ordini sempre rassicurante.

Bastava solo un po’ di sano marketing ed attenzione al mondo web.

Oggi il clinico che ritiene di essere un bravo imprenditore e di poter andare avanti da solo, senza consulenti esperti a dargli supporto, deve avere il coraggio di mettere da parte la presunzione e porsi 36 domande.

Quelle che a partire dal gennaio 2022 ho sintetizzato nelle regole basiche del management, quelle che applica qualsiasi “impresa” di successo.

Quasi mai ne trovo applicate il 50%, mentre quasi sempre l’illusione è che comunque lo studio abbia una buona organizzazione ed efficacia.

E' solo un'illusione

Ogni attività rende molto di più se ognuno fa il suo mestiere: al titolare spettano quello di clinico e di imprenditore.

Per dare metodo manageriale spesso è indispensabile un coach, che lo supporta inizialmente per impostare:

  1. Un’organizzazione strutturata per obiettivi e delega
  2. Formando un DOM (Dental Office Manager) a gestirla nel fare

Il mio mestiere è questo.

La mia Consulenza Strategica Breve, costa meno di quanto uno creda e rende. O come rende!

In conclusione

Non ho ancora conosciuto odontoiatri titolari di studio che non guadagnassero decentemente.

Scegliere di occuparsi di odontoiatria è ancora una valida scelta ed è una balla dire che non rende più.

Però ci sono due metodi per gestirne l'area extra clinica, economica:

  1. Accontentarsi, finché dura e poi chiudi
  2. Immaginare un diverso futuro, possibile

In cui l’odontoiatra opera non più come centro operativo dello studio, che è anche essere imbuto, ma diventa il centro strategico: colui che guida il team.

Serve un minimo di formazione manageriale per il clinico, serve un DOM preparato per il fare, ma l’esperienza trova in questo ruolo il suo massimo risultato.

Con grandi soddisfazioni sia economiche che professionali, con piacevole linfa che rinvigorisce le nostre aspettative di una serena vita professionale.

L’importante è che la testa ascolti i sentimenti, quelli che ci spingono alla felicità, non accontentandosi della storia passata.

Progettando la futura, quella radiosa.

Gaetano

Post Sriptum

Non sono uno tra i centoerotti neofiti “esperti” di marketing, che risolvono tutto solo con il web marketing.

Dimenticando che tutto parte dall’organizzazione interna dello studio e dalla capacità e competenza del team e che il web viene dopo.

Io mi dedico a qualcosa di più impegnativo e gratificante: essere il coach personale per chi desidera impostare il suo studio in modo efficiente e redditizio.

Per capire se ne ho competenza guarda il mi profilo LinkedIn, fallo sempre per tutti quelli che si propongono a te come esperti!

Poi iniziamo, con lo sguardo dritto e aperto sul futuro.


A che costo lo fai?

Premessa

Che la gente voglia il tuo lavoro gratis è un'emerita palla.

Tutti lo sappiamo che gratis ottieni al massimo consigli, mai soluzioni.

Sul mio blog ho pubblicato più di 230 articoli, tutti utili a capire il problema, tutti inevitabilmente bisognosi di tecnica e competenza per farli decollare e trasformarsi in azione concreta.

Un buon consiglio è tanta roba, un coach al tuo fianco molto di più.

Un'altra illusione, meno ovvia, è quella sulla convenienza intrinseca nel "ti pago solo a risultato" ed è lo spunto per questo post in cui presento il più recente caso di “Gaetano incomincia gratis” e la sua conclusione, uguale a quella di un'altra decina di casi precedenti.

Non funziona ne conviene.

Perché quando qualcosa ti interessa molto tu non cerchi soluzioni gratis o poco prezzo: cerchi il meglio per te.

Il caso

Leggendo i commenti in uno dei centoerotti annunci promozionali di “esperto di marketing che ti raddoppia il fatturato” ho notato un odontoiatra che ripeteva una frase molte volte sentita, una proposta volutamente provocatoria:

Se sei così bravo allora accetta che io ti paghi solo se raggiungi i risultati promessi”.

E a seguito i commenti di altri odontoiatri che ripetevano solidali

certo, così sarebbe giusto”.

(Dimenticando gioiosamente che anche la loro prassi medica prevede di norma un pagamento preventivo).

Comunque io ho agito come al solito in questi casi: mandando ai primi tre odontoiatri un messaggio privato.

“Ok io lo faccio, se preferisci mi paghi in percentuale solo sui risultati”.

Il primo dei risultati lo ho ottenuto in breve, mi hanno risposto tutti contentissimi:

“Tu sì che sei persona seria, sentiamoci”.

Secondo risultato: il primo odontoiatra ha preso il mio numero di cellulare settimane fa e non mi ha più chiamato come promesso; il secondo non mi ha proprio risposto, anche fosse solo per cortesia; il terzo, molto cortese e bella persona, mi ha invece chiamato e abbiamo parlato una mezz’oretta.

Dopo di che ha acconsentito che parlassi anche con la sua segretaria per capire meglio lo stato dell'arte dello studio ed alla fine di questa super breve analisi (diagnosi è altra cosa) ha condiviso con me che il suo utile obiettivo era ben diverso dal duplicare il fatturato.

La sua insoddisfazione era diversa!

Adesso la risolveremo insieme, ma ha condiviso con me che la sua priorità non era spendere soldi in Lead Generation per trovare clienti nuovi (quella che sembra sia l'unica soluzione che sanno proporre tutti i nuovi consulenti: usando il web come fine e non come strumento).


Per me è usuale che nove su dieci titolari di studio che mi contattano per un consiglio, gratis, o una consulenza, a pagamento, abbiano studi che comunque vanno bene e che garantiscono loro una buona redditività e qualità di vita.

Non sono spinti dal bisogno, ma dal desiderio.

Non intervieni nell’impostazione del tuo studio solo perché trovi un consulente gratuito, lo fai quando sei insoddisfatto del presente o senti allarmanti scricchiolii per il futuro.

E quando decidi di cambiare lo sai che ti costerà tempo e fatica, quindi non scegli il più economico o a caso, se ami il tuo lavoro e l'impresa che hai costruito.

Cambiare non è migliorare

Cambiare è complesso è impegnativo ed a livello inconscio lo sappiamo benissimo, per questo finché si può di solito preferiamo la scelta apparentemente più semplice: migliorare.

Chiamare uno come me, un esperto aziendale, uno che di mestiere organizza lo studio su parametri d’efficienza è prodomo di un possibile cambiamento che non trova la spinta di partenza senza una concreta insoddisfazione a lanciarlo.

Un manager lo sa che inserire nello studio una serie di strumenti di analisi per capire lo stato dei pazienti, delle prestazioni, del cash flow etc. è iniziativa che mette sempre in crisi il modello tradizionale dello studio e impone un cambio di marcia.

Che non tutti sono disposti a fare.

Purtroppo la piacevole nicchia che era lo studio mono professionale si manifesta come gracile e a rischio di rottura solo quando gli scricchiolii arrivano a quel potente visualizzazione che è l’agenda con i primi buchi liberi.

(Un tempo avrei detto: aprendo il cassetto degli incassi)

Non è questione di avere un consulente che paghi a risultato o a progetto, è una scelta strategica e potentemente emotiva quella che aspetta tutti gli odontoiatri con studi tradizionali:

Cambio o aspetto, per vedere se me la cavo lo stesso?

Nota Bene

Cambiare è più facile quando tutto va bene, perché hai tempo, tranquillità e risorse per farlo al meglio.

Non stai correndo dietro ai problemi: li anticipi.

Migliore è per i bravi

Il miglioramento, ancora purtroppo, è invece solo per gli studi già avanti nell'impostazione manageriale, infatti prevede che le architravi dello studio sia solide e resistenti.

  • Puoi migliorare solo se il tuo team è già buono, con il DOM, dental office manager, in testa. Se no devi cambiare.
  • Puoi migliorare solo se nel team vi è una concreta definizione e condivisione degli obiettivi. Se no devi cambiare.
  • Puoi migliorare solo se la tua efficienza organizzativa è dimostrata da risultati documentati. Se no devi cambiare.

Puoi diventare migliore solo se sei già bravo, intervenendo oculatamente nei meccanisti esistenti nello studio per rafforzarli e perfezionarli (di solito per migliorare si utilizza la formazione).

Senza smontare l’orologio, i delicati meccanisti che governano lo studio, ma intervenendo con perizia e sagacia solo dove serve.

Con molta franchezza, personalmente non mi sono mai fidato di chi ha il metodo sicuro e propone di:

"cambiamo tutto".

In conclusione

Paga un consulente per fare quella cosa che sembra non renda, ma che in realtà è fondamentale: fagli fare la diagnosi professionale della tua area extra clinica.

(Che la diagnosi sia alla base di ogni cura è acclarato).

Ne riceverai in cambio uno schema operativo, un progetto personalizzato, basato da un lato sulle criticità emerse dall'altro sui tuoi talenti e desideri.

Questo è quello che faccio io e che funziona.

Oppure accetto di lavorare per te venendo pagato a risultato, dividere gli utili che produco per me è assai più conveniente.

Ed infatti accade mai, al fine.

Per questo per me il problema vero non è mai stato nell’accordo economico da raggiungere, bensì nell'ottenere la fiducia.

Con quella alla base del rapporto il costo non conta, si sa che tornerà indietro ampiamente ripagato, arrivano sempre i risultati quando trovi chi si cura di te.

Gaetano


Start Top

Lo diceva anche Troisi: ricomincio da tre. Perché nella vita qualcosa ho già fatto.

Non pensare che il tuo futuro sia una start up, un nuovo inizio. Immaginalo invece come uno start top: un viaggio verso l'eccellenza.

Viaggia senza controllo o stai guidando tu l'astronave verso le stelle dei tuoi desideri?

Start Top

Inizia dall’alto, specialmente se sei un medico e imprenditore sessantenne il tuo prossimo futuro comincia da te.

Dalle scelte che hai fatto e che farai a breve.

Una delle poche certezze che mi ha regalato l’esperienza è che un imprenditore ha sempre ambizione.

Che varia di obiettivo, ma non si placa con l’età.

Poi di solito possiede anche quello che viene definito intuito, quella cosa che un tempo bastava, quando la decisione di diventare dentista era di per se una scelta di successo.

In un situazione sociale in cui, tranne gli ortodontisti, tutti i neo laureati in breve tempo aprivano con profitto il loro studio.

Non conosco dentisti miei coetanei che non stiano molto bene economicamente.

Un po’ meno negli ultimi anni però e a volte con prospettive di un'attività in declino economico.

Non tale da portare alla miseria, ma che rende meno soddisfatti di prima.

La strada è diventata più impervia e la grande X rossa non la si trova più.

Che fare?

Le vie sono molteplici, ogni soluzione è in buona parte personalizzata sulle tue necessità ed i tuoi desideri, ma volendole sintetizzare sono tre le grandi scelte possibili:

  1. Continuare
  2. Migliorare
  3. Cambiare

Decisioni e scelte diverse tra di loro sia nell’impegno sia nei risultati attesi.

Esaminiamo i loro sviluppi probabili.

Continuare

Dipende da quanto hai messo da parte, da un lato, e da quanti anni ancora vuoi o puoi lavorare. Nel caso sia tanto il passato e poco il futuro professionale prevedibile allora la scelta più conveniente è: non cambiare.

Ti stupirà sapere che il consiglio di “mungere la vacca” è utilizzato comunemente nel marketing, sai che significa?

Che il costo del cambiamento non è conveniente e che anzi la cosa migliore è gestire l’eredità del passato, i vecchi clienti, finché mantiene ancora un flusso accettabile. Disinvestendo nei costi e massimizzando gli introiti.

Spesso in questa fase si aumentano addirittura i prezzi: sfruttando al massimo l’esistente.


Migliorare

Manca ancora tanto alla pensione o comunque il tuo sentimento non l’accetta ancora? Allora intervieni per adeguare il tuo agire alle richieste del mercato.

Il come è sempre molto variegato, però ricorda che migliorare significa soprattutto passare da un agire mono professionale, in cui tu sei il fulcro di ogni attività e rappresenti ancora l’80% o più del fatturato, ad uno manageriale.

I due fattori minimi da inserire e potenziare in un piano di miglioramento sono: il team e la delega.

Team perché le tue otto ore lavorative al giorno possono sempre aumentare, ma rappresentano comunque un imbuto. Oltre che un decadimento della qualità di vita.

Delega perché nulla cambia se il team è in realtà uno staff, ovvero un gruppo di persone sempre dipendenti dal capo, per ogni decisione.

La caratteristica fondante del team è che opera per delega, ognuno ha un ruolo di cui è responsabile.

In un team ognuno risponde dei risultati assegnati e raggiunti.

Utilizzando una metafora calcistica: al portiere viene chiesto di parare, al difensore di fermare l’avversario al centravanti di fare goal. Vince il team con più coesione, capacità e competenze acquisite.

Per capire come migliorare, l’idea più redditizia è sempre consultare un esperto esterno che osservi con occhi professionali la realtà: troppo spesso ci si innamora del nostro fare e non se ne vedono i difetti.


Cambiare

Nella vita e nelle società prospera una brutta bestia, che odia ogni possibile cambiamento alla sua comfort zone.

Si chiama abitudine.

Vi sono due casi in cui bisogna affrontarla con decisione:

  1. Quando la nostra vita lavorativa è ancora lunga
  2. Quando desideriamo continui dopo di noi, per gli eredi

Il pro è che un imprenditore un leader ha oggi a sua disposizione molte risorse.

È finito, se mai vi è stato, il periodo in cui un’azienda dipendeva solo dal suo fondatore. Oggi tra manager interni e consulenti esterni scelti bene anche una piccola realtà può impostare il suo futuro su solide basi manageriali.

Il cambiamento però prevede l’uscita dagli schemi abituali, dall’abitudine a fare sempre le stesse cose che danno gli stessi risultati.

Iniziativa semplice in teoria, ma tutt’altro che agevole nella sua attuazione.

(In un testo fondamentale, Change di Watzlawick, Weakland e Fish, si evidenzia nei sui meccanismi la complessità intrinseca di ogni cambiamento).

Personalmente anche i miei cambiamenti hanno sempre seguito questo schema:

  1. Insoddisfazione sulla realtà in atto, spinta primaria
  2. Ricerca del Problema, non dei suoi derivati, di quello con la P maiuscola
  3. Analisi della situazione, non del perché, ma del cosa fare per risolverla
  4. Esame delle varie opzioni concrete e possibili da attuare
  5. Piano operativo perseguito con decisione e felicità interiore

Cambiare è complesso sia nella accettazione della sua necessità, sia nella soluzione desiderata.


Concludendo

Quale che sia la tua scelta quando inizi formalizza il tuo obiettivo: definito, concreto, raggiungibile e stimolante.

Scrivilo come memorandum ed impegno, per te e i desideri che persegui raggiungere.

Perché la felicità non è certa, ma diventa più probabile se ci provi con serena decisione.

Gaetano


Hai chiaro il 2023?

Permetti due domande?

Scrivo questo post a metà gennaio 2023 e lo apro con una domanda, anzi due:

  1. Sai a che volume di affari hai chiuso il 2022 o aspetti te lo comunichi il commercialista?
  2. Hai già un budget, meditato impostato e mensilizzato, per il 2023?

Il management

Due bei dimostrano che nel tuo studio hai organizzato uno schema manageriale con l’impostazione di un budget non basato sui sogni bensì sull’analisi economica del 2022 ed il piano marketing per il 2023.

Sul budget e sulla sua importanza cruciale ho scritto molti post, li riassumo all’inizio di quello dedicato al “Budget dei ricavi”, ribadendone la centralità per un'impostazione organizzata del lato economico e manageriale di ogni attività.

Ove non vi sia risposta positiva sappi che essere poco manageriali nell’area extra clinica, non è un offesa tutti i dilettanti lo sono, è però una perdita economica per lo studio.

Nonché un cattivo servizio per i tuoi pazienti, per i tuoi clienti.

NB Definisco come dilettante chi non si è procurato od organizzato una adeguata formazione manageriale, neppure questa è un'offesa, ma solo la constatazione di un minus da risolvere.

Paziente e cliente

Ho scritto molto, spero sia diventato nel frattempo un argomento vecchio, sulla liceità anzi sull’etica dell'impostare con criteri di eccellenza non solo l’area clinica di uno studio, ma anche quella extra clinica.

Impegno che trova la sua sintesi in un momento catartico nella vita di uno studio odontoiatrico:

La prima visita

Ho realizzato un breve e potente corso online in merito, oggi tra i miei il più seguito, apprezzato e riproposto.

Perché è durante la prima visita che lo studio deve presentarsi, sia al lato paziente della persona, quello che necessità di cura medica, sia al lato cliente, che ha esigenze diverse, tra cui primaria quella di scegliere a chi affidarsi per le cure.

Il Team

Il budget preventivo è fondamentale anche per la gestione del team, consente di capire il carico di lavoro affidato e di progettare sostituzioni o prevedere implementazioni.

L’ho detto scritto e ribadito una infinità di volte: il team è il vero motore dello studio, acquistare CBTC, LASER o scanner significa solo dotarsi di strumenti.

Avere un team competente è invece la propulsione per raggiungere gli obiettivi che ti poni, siano quelli di eccellenza clinica o di redditività economica.

Errore clamoroso è investire in strumenti anziché nel team: gli strumenti ne sono una conseguenza.

Per un clinico avere una TAC in studio è ottima cosa, ma nell’economia gestionale è fondamentale un DOM, dental office manager, che sappia far rendere il CBTC più della rata del leasing.

Etica sempre

Attenzione!

Non si tratta di sparare raggi a chi non è ha bisogno, di fare inutili over treatment per curare una carie, bensì di agire in modo proattivo: usando questo acquisto per attirare allo studio nuovi pazienti, in primis i potenziali utilizzatori di una protesi basata su impianti.

Casi della vita, ma gli studi che operano con metodo, organizzazione e agiscono con etici piani di marketing sono anche quelli che crescono in fatturato e soprattutto nella affezione dei pazienti.

In conclusione

Vuoi conoscere la mia concezione di marketing?

Fatti un regalo ed acquista per pochi euro i miei libri:

Marketing per iniziare a farlo” e l’ultimo “Marketing TUcentrico” (disponibile anche con dedica autografata)

Vuoi conoscere come posso agire concretamente per la salute del tuo studio?

Chiamami, su appuntamento, e ti spiegherò i passi fondamentali per impostare un budget, tieniti libero per 30 minuti.

Non emetto mai fattura per il primo contatto conoscitivo.

A presto sentirci

Gaetano

PS se ti ho convinto che agire anche nell'area extra clinica è fondamentale il primo piccolo investimento che ti suggerisco è la partecipazione al corso online sulla Prima Visita.

Da fare in compagnia del tuo DOM.

Te lo ripaghi immediatamente, lo conferma l'esperienza di centinaia di tuoi colleghi


Ma ci credi davvero?

Facile è difficile.

Sarò un noioso grillo parlante, ma devo dirti la verità: tutte le cose facili è difficile diano un buon risultato.

Leggo sponsorizzazioni rivolte ai titolari di studio odontoiatrico che sono imbarazzanti, tipo: con il nostro metodo duplichiamo il tuo fatturato e ti facciamo lavorare di meno.

Linguaggio e promesse che se proposti a qualsiasi titolare d'azienda, uno che fa l'imprenditore di mestiere, lo farebbero ridere di gusto.

O più probabilmente incazzare.

Ho operato più di 30 anni in varie aziende e tutti i manager lo sanno perfettamente che ogni crescita è sempre frutto di impegno e fatica, non di metodi miracolosi!

Facile

Giocare al Superenalotto per vincere oltre 300 milioni di euro è facile, bastano 2€, assai difficile è vincere.

Facile è acquistare un libro e credere che basti applicarne i suggerimenti per duplicare il fatturato, però non funziona. Non lo promettono nei loro testi Kotler, Ries o Godin: che sono geni del marketing.

Non funziona nessuno dei mille metodi in cui “Ti svelo il segreto che so solo io….

Tranne che per far guadagnare chi li scrive, perché come diceva mio padre:

Il mondo è pieno di cucchi, beato che se li cucca”.

Poi però lui ha vissuto felice senza imbrogliare nessuno ed io pure.

Non funziona infine alcun metodo di marketing odontoiatrico, semplicemente perché non esiste.

Esiste invece il Marketing che ha avuto centinaia di studiosi seri a formarlo e che può, anzi deve essere tarato per l’odontoiatria, non quindi “marketing odontoiatrico” bensì “Marketing in odontoiatria”.

Che non è gioco di parole ne pura semantica: capirne la profonda differenza concettuale è l’indispensabile premessa al successivo agire.

In particolar modo per un imprenditore “part time” come è spesso quello odontoiatrico.

Sembra facile

Diventare un “signor Geox” o un “Salzano – Tirone” sembra facile, conosco bene i due percorsi e sono zeppi di impegno e capacità individuali d’eccellenza.

La premessa al successo è sempre questa e parte dal possedere una spiccata capacità imprenditoriale.

A cui segue l’impostazione formale di un costante e potente obiettivo, a cui vengono dedicati sforzi certamente non facili ne di immediato risultato.

Quando Mario Moretti Polegato ha pensato a dei “fori nella suola” ha di certo avuto una grande intuizione, ma di belle idee rimaste tali il marketing ne racconta centinaia.

La differenza è che per tramutare in realtà tale intuizione Polegato ha lavorato per anni e la sua idea si è concretizzata non per l’iniziale intuizione, ma perché partendo da quella Geox ha ideato e depositato 55 brevetti.

Ho impiegato una carriera di studi e prove per trasformare l’intuizione del “Tucentrismo” in un metodo operativo funzionante ed il libro che vi ho scritto non serve assolutamente come manuale del fare.

Ha un obiettivo ambizioso e concreto.

Aprire la mente a nuove possibilità di agire, darti delle teorie su cui poi basare la tua unica e personale capacità.

E' un gradino per la crescita.

Se lo compri non raddoppi di certo il tuo fatturato.

I libri servono per porti dubbi non darti risposte e i manuali, che spiegano il fare, sono utili solo dopo che hai le idee chiare sul COSA desideri.

Che sembra facile a scoprirsi, ed è difficile a porsi in atto.

Difficile

Io ci credo che vi siano degli studi che hanno duplicato in un anno il fatturato, anch’io l’ho fatto fare -erano con ottime basi di partenza-, però quando poi vai a leggere meglio storia e cifre di questi esempi scopri che per nessuno di loro è stato facile.

Che quelli bravi hanno dapprima agito per aumentare la loro cultura extra clinica e manageriale.

Che sono intervenuti sulla formazione del team, la base di tutto, organizzando una gestione per deleghe; che hanno impostato un sistema di budget; che si sono messi a fare professionalmente anche il mestiere di imprenditore.

Un mestiere difficile, che solo se ben fatto ripaga molto.

Cosa è vero

Sono giunto ad una fase della mia vita in cui scelgo i clienti e “mi pagano per fare quello che mi piace” per cui ho un vantaggio enorme nei confronti di coloro che devono procurarsi clienti: essere francamente sincero.

Ti elenco quindi alcune cose che reputo vere.

  • Un odontoiatra può diventare un buon imprenditore, per farlo gli serve un coach con cui impostare un metodo operativo adatto a lui ed alle caratteristiche peculiari del suo studio (per diventare eccellente servono doti innate)
  • Nessun imprenditore cresce se non forma un team coeso al suo fianco, con la logica conseguenza di un agire orientato agli obiettivi delegati
  • È indispensabile riconoscere ed accettare le proprie reali qualità per avere successo, quelle che servono e mancano si “comprano”.
  • Scegli dove sei bravo e dedicati a questo, il resto delegalo ad altri. Tu mantieni il comando.

In conclusione

Alcuni consigli di molto conto:

  1. Facile è difficile funzioni, se vuoi veramente ottenere risultati lascia perdere le scorciatoie, portano a poco.
  2. Difficile non vuol dire impossibile, ognuno nel suo ambito fa cose che ad un estraneo sembrano irrealizzabili. Io mai sarei capace di eseguire un impianto, ma ho diretto ed organizzato un sacco di studi odontoiatrici. A Milano dicono “Ofelè fa el to mesté” (ognuno deve fare quello che sa)
  3. Nel tuo percorso di formazione culturale ed organizzativa devi avere al tuo fianco almeno un capace DOM, il tuo compito è pensare e dirigere, il suo sarà il fare quotidiano.

Poi chiamami se hai ambizione, il mio primo libro sul marketing l’avevo dedicato ai neofiti ambiziosi, e soprattutto se vuoi percorrere un cammino costante verso la consapevolezza e competenza imprenditoriale.

Un progetto ha tempi e modi che non prevedono mai:

con questo segreto cambierai la tua vita”.

A presto

Gaetano

PS per i miei corsi visita il sito dell'organizzatore Ideadana.

Per le consulenze chiama direttamente.

Il primo contatto è sempre amichevole, non emetto fattura per conoscerci.


Tu che ne sai?

Permetti due domande?

Scrivo questo post il 12 dicembre del 2022 e lo apro con una domanda, anzi due:

  1. Sai a che volume di affari chiuderai il 2022?
  2. Hai un budget, meditato impostato e mensilizzato, per il 2023?

Il management

Due risposte positive dimostrano che nel tuo studio hai impostato uno schema manageriale, con la gestione del portafoglio ordini, il dato che indica il volume d’affari presumibile entro il 2022 e con l’impostazione di un budget non basato sui sogni bensì su

  • analisi economica del 2022
  • piano marketing per il 2023

Sul budget e sulla sua importanza cruciale ho scritto molti post, li riassumo all’inizio di quello dedicato al “Budget dei ricavi”, ribadendone la centralità per un impostazione organizzata del lato economico di ogni attività.

Ove non vi sia risposta positiva sappi che usare metodi professionali nella gestione dell’area extra clinica significa impostare una migliore performance economica e funzionale per lo studio.

Nonché realizzare un miglior servizio per i pazienti, per i clienti.

Paziente e cliente

Ho scritto molto, spero sia diventato nel frattempo un argomento vecchio, sulla liceità anzi sull’ etica intrinseca nell'impostare con criteri di eccellenza non solo l’area clinica di uno studio, ma anche quella extra clinica.

Argomento che trova la sua sintesi in un momento catartico nella vita di uno studio odontoiatrico:

La prima visita

Ho realizzato un breve e potente corso online in merito, oggi il più seguito, apprezzato e riproposto tra i miei.

Perché è durante la prima visita che lo studio deve presentarsi, sia al lato paziente della persona, quello che necessità di cura medica, sia al lato cliente, che ha esigenze diverse, tra cui la prioritaria è scegliere a chi affidarsi per le cure.

Il Team

Il budget preventivo è inoltre fondamentale per la gestione del team, consente di capire il carico di lavoro affidato e progettare eventuali sostituzioni o implementazioni.

L’ho detto e ribadito un infinità di volte: il team è il vero motore dello studio, acquistare CBTC, LASER o scanner significa dotarsi di strumenti.

Avere un team preparato e competente è la propulsione per raggiungere gli obiettivi che ti poni, siano quelli di eccellenza clinica o di redditività economica.

Errore clamoroso è investire in strumenti anziché nel team.

Per un clinico avere una TAC immediatamente è ottima cosa, ma nell’economia dello studio è fondamentale una DOM, dental office manager, che sappia far rendere l'acquisto del CBTC più della rata del leasing.

Etica sempre

Attenzione!

Non si tratta di sparare raggi a chi non è ha bisogno, di fare inutili over treatment a chi ha da curare una carie, bensì di agire in modo proattivo: usando lo strumento per attirare allo studio nuovi pazienti, in primis i potenziali utilizzatori di una protesi basata su impianti.

In cui il clinico ha necessità di una diagnosi supportata dalle migliori tecnologie.

Clinica e marketing convivono felicemente

Casi della vita, ma gli studi che operano con metodo, organizzazione e agiscono con etici piani di marketing sono anche quelli che crescono in fatturato e soprattutto nella affezione dei pazienti.

In conclusione

Vuoi conoscere la mia visione di un marketing etico e funzionale?

Fatti un regalo ed acquista per pochi euro i miei libri:

che è disponibile su Amazon e l’ultimo uscito

(disponibile su Amazon, ma anche autografato nel mio sito)

Vuoi conoscere come posso agire concretamente per la salute del tuo studio?

Chiamami, su appuntamento, e ti spiegherò i passi fondamentali per impostare un budget, tieniti libero per 30 minuti.

Da adesso al 23 dicembre questo sarà il mio regalo di Natale,

a presto sentirci

Gaetano


Era circa il 490 aC

La formazione

Nel mio ultimo webinair ho affrontato un argomento molto “caldo”, il passaggio da:

Segretaria a Dental Office Manager

Che è parte di un progetto più ampio ove lo studio odontoiatrico deve inevitabilmente affrontare e gestire il passaggio da un modello operativo mono professionale, ad uno basato su un'impostazione manageriale.

In una struttura manageriale la parola cardine è delega.

Nei 45 minuti del webinair a tale momento chiave non potuto dedicare tutto lo spazio necessario, solo per questo sarebbero servite almeno un paio d’ore.

E' però stato un concetto più volte ribadito.

I corsi

D’altronde l’ho più volte affermato: i corsi non servono per imparare a fare.

I corsi sono un basilare momento propedeutico in cui condividi con un esperto dei nuovi “vocaboli”, in cui focalizzi le “strategie” in cui inserisci l’impulso al “cambiamento”.

Un vocabolario comune induce a capirsi quando poi si entra nella fase operativa, mentre comprendere l’importanza feconda delle strategie è di enorme ausilio alla risoluzione dei problemi prioritari.

L’ostacolo principale al cambiamento è invece quella brutta bestia dell’abitudine, uscire fisicamente dal tran tran giornaliero, condividendo la vista esterna del formatore, aiuta a stimolare la proficua autoanalisi.

Il fare diverso poi lo attui solo con un coach al fianco, che:

  • Individua le criticità e priorità
  • Ti aiuta ad uscire dalla comfort zone dell’abitudine
  • Ti rende autonomo

Allora sì che le cose cambiano.

La delega

Uno degli ostacoli maggiori in questo processo è la ridefinizione dei ruoli e degli obiettivi.

La transizione da una struttura a staff concentrata sul titolare verso una struttura a team, basata sull’armonia dei ruoli.

Che nei corsi troppo spesso viene tradotta dai titolari in un’azione semplice:

si dà alla segretaria una job description precompilata, grazie Gaetano, in cui sono elencate le responsabilità, una marea, e poi ci deve pensare lei.

Non funziona così.

La formale Job description è solo l’atto conclusivo di un processo di analisi organizzativa.

Quella che io definisco:

"Consulenza strategica breve"

E se è vero che per ogni posizione sono previsti di base dei titoli simili per le attività principali, varia di molto l’aspetto delle priorità e di moltissimo il “come fare”.

Perché delega non è un passaggio di compiti, di azioni da eseguire, ma la molto più importante e profonda condivisione di obiettivi.

In cui condivisione è altra parola chiave: agli obiettivi bisogna crederci tutti, consci di avere capacità, competenze e strumenti idonei a disposizione.

La struttura metodologica più efficace per gestire criticità ed opportunità è il team.

Le risorse

Piccolo problema comune, nella gran parte dei casi la mia diagnosi preliminare evidenzia questi dati:

  1. La segretaria è capace, il che significa che ha caratteristiche naturali idonee
  2. Le sue competenze sono artigianali, auto acquisite, senza formazione professionale a guidarle
  3. Gli strumenti sono pressoché nulli, dal gestionale alle risorse a disposizione

Non me lo ricordo mai bene, ma vi è un proverbio che dice che se vuoi ottenere qualcosa, devi in qualche modo agire, diceva Einstein che se fai sempre le stesse cose ottieni sempre gli stessi risultati.

I tuoi ti soddisfano?

Ho costante esperienza di studi odontoiatrici che hanno speso decine di migliaia di euro per CBTC o scanner, tra l’altro senza controllare se è stato investimento che si sta ripagando e usano gestionali comprati 10 anni fa, che per l’informatica è un secolo, utili solo per l'aspetto clinico.

Con le solite bellissime schede pazienti e nessuna informazione di marketing o controllo di gestione.

Titolari che essendo soprattutto clinici sono bravi bravissimi a capire quanto sia per loro importante seguire corsi di aggiornamento professionale e che poi manco ci pensano che una “manager commerciale” competente rende migliaia di euro al mese, che una brava “manager gestionale” fa risparmiare un mucchio di tempo, ergo di quattrini.

Che non investono un euro nell'area extra clinica e si lamentano che una volta le cose andavano meglio.

Ma dai? Davvero?

Concludendo

Stavo concludendo l’articolo con questa frase:

La scelta oggi è tra rimanere uno studio mono professionale o …”

Però sbagliavo, quella di organizzare lo studio con una struttura manageriale non è una scelta, non più.

Puoi rimanere mono professionale, puoi aprirti a dimensioni maggiori, ma non puoi più gestire lo studio confidando che le entrate saranno sufficienti per diritto di laurea: anche senza curarti della gestione extra clinica dello studio.

  • Senza dati certi sul rapporto tra costi e ricavi.

I costi diretti probabilmente li sai, ma quanto ti costa chiudere il 70% dei preventivi invece che l’85%?

Te lo dico io, sono migliaia di euro di mancate entrate ogni mese.

  • Senza interventi sui pazienti.

Come puoi pretendere che la tua segretaria si attivi per aumentare clienti e prestazioni se non ha alcuna formazione e quindi competenza professionale in merito?

Perché sì, etica e marketing non sono antagonisti.

Etica

Uno dei miei primi post si domandava:

Il marketing in odontoiatria: tradimento d’Ippocrate o valore aggiunto?

Io sono certo che è valore aggiunto:

  1. Trattare al meglio i pazienti (il marketing parte da qui, dal fornire valore)
  2. Trattare meglio i clienti (un paziente che esborsa denaro lo è)
  3. Dirlo che si è bravi professionisti (perché le persone hanno diritto a poter scegliere il meglio)

E con il sorriso finisco facendo una affermazione che può apparire provocatoria, ma che rispetta semplicemente la realtà.

Organizzarsi per fornire un servizio migliore al paziente ed al cliente è una scelta etica.

A presto sentirci

Gaetano


Presto che è tardi

Il problema

La soluzione peggiore per risolvere un problema è procrastinarlo.

Rimandarlo, posticiparlo, metterlo in una lista di cosa da fare senza dar loro una scala di priorità, di urgenza e di importanza.

Uno dei piccoli utili strumenti che con Ideadana regalo durante il corso sulla Prima Visita è la matrice di Eisenhower, che prende il nome dal famoso generale e presidente USA, non idea nuovissima dunque.

Eppure l’uso di questa utile anticaglia sarebbe già un bel passo avanti nel capire che è solo un approccio organizzato e metodico che consente di superare i problemi.

L’esempio che faccio durante il corso di marketing “Generare nuovi clienti” è invece quello dell’elefante che se visto da lontano non offre ancora impressione di grandezza e minaccia, ma che se lasci si avvicini allora dimostra tutta la sua pericolosità.

Poiché l’ironia funziona più di mille parole proietto inoltre una slide con questa vignetta.

La soluzione

Come si fa a spostare il problema elefante?

Se hai letto su internet il semplice utilizzo della matrice di Eisenhower avrai già capito che concettualmente il segreto è nella organizzazione e nella capacità di capire quali sono le priorità.

Per organizzarsi serve metodo, parti utilizzando la matrice e poi se non basta fai altri due passi:

  1. Chiama un coach competente, per imparare come si risolvono i problemi (e risolvere quelli in corso)
  2. Formati come manager o meglio ancora formane uno che operi per te

(Anche questo è metodo: prima capire se è conveniente diventare competenti di qualcosa, poi eventualmente delegare il problema e la sua soluzione ad altri).

La capacità di capire le priorità è più complessa perché non è una semplice competenza, che si impara, ma prevede anche una disposizione personale alla analisi… ed alla sincerità.

Analisi perché il cervello, la nostra area razionale, tende ad essere pigro e propone prima la soluzione delle cose facili, per poi affrontare “con calma” quelle difficili.

Non funziona così!

Anzi funziona esattamente al contrario, come in un'altra frase che cito spesso (non per rincojonimento, bensì per la sua bellezza comunicativa).

“Tutti i problemi complessi hanno una soluzione semplice.

Che però è sbagliata”.

I problemi complessi hanno bisogno di soluzioni complesse, di tempo, presto che è tardi, e di impegno per essere risolti.

La sincerità è invece argomento più sottile a spiegarsi, per cui trattandosi di un post scelgo volutamente l’accetta:

“Non raccontare balle al tuo ego”

Di chi se non di te stesso ti puoi fidare?

Accetta i tuoi limiti ed errori se vuoi alzare i primi e minimizzare la pericolosità degli inevitabili abbagli futuri.

Concludendo

Vedi qualche problema elefante in lento e costante avvicinamento?

Stai sicuro che non si ferma, devi pensarci tu preferibilmente quando è una minaccia lontana e gestibile.

E se nella metafora una delle soluzioni è la fuga, nell’ambito personale e lavorativo questa funziona quasi mai.

Il problema elefante non trova nessun mago Silvan a farlo sparire.

Devi risolverlo tu, con metodo, creatività ed impegno.

Parlando di lavoro

Per cui applica la strategia corretta, gestisci il problema che di norma per un titolare di studio odontoiatrico consiste nel trovare o formare un bravo manager.

Manager = colui che gestisce i problemi

Presto che è tardi!

L’evoluzione della tua segretaria in Dental Office Manager era non procrastinabile già 4 o 5 anni fa, oggi in questo momento di crisi non averla è già un minus che costa: fatica, tempo e meno guadagno.

Ti ricordo inoltre la legge economica che afferma:

Nei periodi di crisi la forbice economica si allarga.

Cosa vuol dire?

Che quando scarseggiano soldi e clienti da un lato vi è parte della popolazione che peggiora il suo livello economico, dall’altra vi è invece chi lo migliora.

Concetto storico/economico lungo da spiegare, ma veritiero, anche nel dentale.

Gli studi ed i network organizzati non subiscono alcun contraccolpo dalla crisi, anzi stanno crescendo.

Soffre invece molto chi non è proattivo verso i suoi pazienti, chi aspetta fiducioso nuove entrate senza alcuna azione di marketing o comunicazione per dare credibilità a tale speranza.

L’ultimo “presto che è tardi” è dedicato al mio webinair del prossimo:

2 dicembre, dalle 08.30 alle 09.15

Da segretaria a Dental Office Manager

Non preoccuparti se ne vieni a conoscenza solo adesso e quel giorno hai già un impegno: la gestione del tempo per priorità ti offre la soluzione.

Sposta l’appuntamento con il paziente!

O almeno provaci a dire, a fare dire alla tua segretaria invero:

Cara amica/ amico ho un favore da chiederti. È un problema per te se spostiamo l’appuntamento di venerdì? Mi faresti un gran favore”

Accetto scommesse che in 9 casi su 10 il tutto si risolve fissando tranquillamente un nuovo appuntamento e consentendo a te ed alla tua segretaria di partecipare al webinair, gratuito tra l’altro.

Ci provi?

A presto sentirci e vederci

Gaetano