Mela compro
Anche questo storytelling è contenuto nel mio secondo libro "Marketing Tucentrico" .
Disegna figurativamente il percorso effettuato dal marketing nella sua evoluzione.
Ai tempi dei nostri antenati Sapiens vi era già un certo amore per la mela, non sapevano che:
“una mela al giorno leva il medico di torno”,
non avevano reminiscenze del suo valore simbolico e della cacciata dal paradiso, ma ne apprezzavano il gusto.
Per cui quando un nostro antenato si imbatteva in un albero di mele, se ne profittava con gioia.
Un giorno un sapiens più sveglio pensò:
“Ma se invece di andare ad un paio di chilometri dal villaggio per trovare le mele, queste fossero più vicine non sarebbe meglio per tutti?”
Così per trasportare le mele inventò prima la ruota e poi il carretto, raccolse un po’ di frutti e li portò al villaggio.
Grande successo, il prodotto vicino ed accessibile venne rapidamente barattato in modo redditizio.
Sfortunatamente per lui il sapiens aveva un cuggino (rigorosamente con due g, come insegnano Elio e le sue storie) che decise di sviluppare questa idea e migliorarla.
Fu innovazione interessante, stesso carretto ma non stesse mele: perché mentre il nostro vecchio sapiens le prendeva da terra, ammaccate e bruttine, il cuggino progettò seduta stante la scala a pioli e poté così staccare direttamente il frutto maturo dall’albero.
Risultato: per i clienti il prodotto era migliore, perlomeno alla vista, e surclassava l’offerta precedente.
Passando dal “non hai alternative di scelta” al “puoi migliorare la qualità della tua scelta.”
Per secoli questo è stato obiettivo principale del commercio: poiché il prodotto ha evidenti possibilità di miglioramento interveniamo su questo.
Quindi la successiva evoluzione del commercio di mele è stata sinteticamente:
- Le mele sono prese dall’albero, ma non tutte; quelle con il baco le butto.
- Le mele non solo sono senza baco, ma anche lucidate sul braccio.
- Non solo lucidate, ma avvolte nella carta.
- Nella carta metto un bel bollino con il mio brand per distinguere subito le mie dalle imitazioni
Per arrivare recentemente alle mele più costose, quelle che trovi senza che alcuno o alcunché siano intervenuti nella loro naturale crescita.
Quelle bruttarelle, ma bio e dal sapore di un tempo che fu.
E il tuo marketing è fermo al baco o è diventato moderno e bio?
Fuor di metafora:
hai un brand distinguibile a caratterizzare il tuo agire?
Nel caso non ne fossi proprio certo parliamone assieme
Gaetano
Il vino buono
Questa è un'arguta storiella inclusa nel volume "Marketing TUcentrico", il mio secondo libro di marketing.
La morale si evince da se.
C’era una volta qualche tempo fa, un ricco imprenditore milanese che voleva differenziare la sua attività ed entrare nel business del vino, per cui diede l’incarico al suo consulente marketing di trovargli la migliore cantina della Valpolicella, per poterne carpire il segreto.
Una volta individuata, i consulenti marketing se ne intendono sempre di vino, vi si reca, incontra il titolare e gli chiede di poter degustare i suoi vini migliori: Valpolicella, Ripasso e Amarone.
La degustazione risulta eccellente, per cui l’imprenditore con tono angelico chiede “senta, ma lei mi spiega come fa a produrre del vino così straordinario?”.
Il nostro vignaiuolo è bravo e, come tutti quelli veramente bravi, non ha problemi a parlare del suo mestiere, per cui spiega:
“Guardi in realtà è molto semplice.
Lei deve acquistare una bella vigna, in una posizione idonea e con vitigno di riconosciuta qualità, come il Corvina che è alla base del mio Amarone.
Poi deve costruire una buona cantina, anche qui le regole sono semplici, importante è controllare che vi siano all’interno la giusta temperatura e la corretta umidità, vi sono architetti specializzati in questo: il Toni ad esempio è molto bravo.
Il passo successivo è comprare delle buone macchine per lavorare l’uva, meglio le tedesche ma ce ne sono tante anche in Italia, le trova con Google, e soprattutto deve acquistare dei tini veramente ottimi, io li prendo in Francia e preferisco quelli in rovere.
In fine ci aggiunga vent’anni di esperienza enologica e vedrà che il suo vino sarà buono come il mio.”
Ci siamo intesi?
Gaetano
Buon giorno Gaio
Ogni anno in occasione del mio compleanno mi regalo un post in cui prevalgono considerazioni personali e sentimenti.
Quest’anno ho tolto la data dalle informazioni di Facebook, ma gli anni crescono egualmente.
Prefazione
Sono un tipo strano, uomo in età da pensione con ancora la voglia inesausta di nuovi orizzonti.
Nel lavoro e nella vita non ci ho mai provato a vivere del passato, invero di quello non mi accontento mai.
Amo fare cose nuove, nella professione e nella vita privata, salgo su per i monti sudando sotto l’imbragatura o ascolto The Supreme, e i Beatles, per capire il mondo, i suoi luoghi e soprattutto la gente.
Mi piace insegnare senza riserve ai più giovani, non voglio portare con me un sapere senza futuro, finché il cervello ed il cuore restano collegati ci provo ad essere piccolo maestro di una qualche utilità.
Vita
Un tale, persona saggia che non ricordo, ha detto all’incirca che noi non siamo il nostro lavoro, quello lo facciamo solamente. A me pare poter aggiungere che il nostro vero noi siano essenzialmente i sentimenti ed i sorrisi che lasciamo in eredità a chi ci frequenta e ricorda.
Per questo ho amato ed amo il mio lavoro, ma ben più le persone che mi ha fatto incontrare.
Della triade amore successo e potere l’ultimo l’ho scelto quasi mai, il secondo a volte è stato lieta non perseguita scoperta: di certo ho cercato di amare.
Fortunato davvero in questo, sono stato amato molto, più di quanto meritassi e le mani battono liete i tasti dei ricordi, a cui si lascia andare la scrittura del mio mister Hyde, il meno conosciuto, quello che gli amici conoscono come Gaio.
In quello leggere e scrivere poesie che mi fa da sempre compagnia, a raccontare lo scorrere della mia vita, i suoi dolori e le tante felicità.
Chiudo qui
Poiché la tendenza del post vira verso l’eccessiva apertura ai sentimenti, invece che svoltare verso la seconda stella a destra, cammino usuale di Gaio, torno sul sentiero maestro che ci unisce: tu amico che mi leggi in questo vasto social.
Davvero! Fa ridere la lista dei quasi 5.000 amici che mi propone Marc, per uno che non ha mai avuti troppi amici veri, ma qualcuno si soffermerà su questo scritto ed a lui va il ringraziamento per il pensiero che mi ha dedicato.
Gli amici, chi mi vuol bene li aspetto altrove che l’amicizia vera lo sappiamo vive lontano dai like, non è neppure nello scrivere: è nel fare.
Una telefonata, un abbraccio, un bacio o anche una pacca sulla spalla di quelle che però ti guardi negli occhi, questo sarà cuore che si stupisce e regala un battito forte e speciale.
Poi, chi mi vuol bene lo sa, risponderò agli auguri con ritrosia, in fondo sono un po’ rustego, come mio padre.
Buona giornata a te, buona settimana mese vita, vivila e non rincorrerla, specialmente se sei giovane e pensi di avere un sacco di tempo avanti.
Sono giovane ancora anch’io e lo specchio è solo una realtà parziale, perché quella che “si fugge tuttavia” è la vita futura che vorresti vivere con gli occhi colmi d’esperienza e il cuore che invece di quella ne ha mai abbastanza.
Grazie per gli auguri, grazie per avermi voluto bene, grazie a chi mi ha amato ed ama, grazie un sacco se sono tra quelli con cui un po’ di tempo lo passeresti volentieri.
Appuntamento al prossimo anno.
Cerchiamo di non mancare.
Gaetano
Meglio essere ricchi
Di cosa è meglio essere ricchi?
Partiamo da una considerazione banale e veritiera: è davvero meglio essere ricchi.
La discussione o meglio la scelta è sul cosa: di cosa è meglio essere ricchi?
Perdona la ulteriore iniziale semplificazione, l'hai già letta, adesso però torna a coglierne la verità oltre la frase fatta: i soldi sono il mezzo non il fine.
Il fine è la soddisfazione dei propri desideri, (l’etimologia latina è de sidere, verso le stelle) cosa che è assai più complessa di quando sembri perché questi sono cangianti, ma anche mutanti: variano con l’età e la maturità emotiva.
E con la tenacia nel provare a migliorare la propria vita.
Come è stato per te?
- I miei 18 anni volevano l’amore di una donna. Speravo essere amato, vedere gli occhi di lei che mi guardavano in modo diverso ed unico.
- I miei 23 un lavoro redditizio. Volevo tantissimo non dovermi più domandare “posso comprarmelo?” davanti alla vetrina di un negozio.
- I 40 un lavoro appagante. Ambivo ad essere ricco di orgoglio legittimo per la qualità della mia professione, poter diventare speciale, imparare dai migliori, sognando di essere un giorno anch'io maestro per qualcuno.
- I 60 desiderano più tempo per me. Negli anni con i capelli bianchi ho scelto di avere giorni solo miei, per gli affetti, lo sport, il diletto.
Di poter scegliere gli impegni lavorativi, i clienti e soprattutto andare quanto più possibile in aula, cosa che adoro, a “farmi pagare per qualcosa che farei gratis”.
Sono un uomo che cercando la fortuna l’ha trovata.
Sarà per questo che trovo affinità emotiva e professionale con gli imprenditori ricchi.
Quelli che sono ricchi di domani, che hanno idee e desideri che brillano nella mente e nel cuore.
Che amano la loro professione, se stessi e il bello che deve ancora arrivare.
Che quasi sempre hanno già studi/imprese che vanno bene, buon ritorno economico, quelli che per gli sciocchi sono dei fortunati che dovrebbero essere felici e contenti così ed invece mi chiamano per andare ancora oltre.
Non sei mai felice nella stasi.
Neppure ricco di sentimenti, perché con l’età che avanza ti accorgi davvero della differenza tra mezzi ed obiettivi.
E quello che vuoi davvero, con un po’ di lieto coraggio, lo vai a prendere.
Grazie per essere giunto a questo punto, evidentemente hai proseguito la lettura perché abbiamo qualcosa che ci unisce: l’inesausto desiderio di far vivere bene il cuore.
A risentirci se vuoi, per chiacchierare di futuro ed altre sciocchezze.
Gaetano
Buon inizio!
È consuetudine con l’anno nuovo augurare un buon inizio.
Anche se non vi è alcuna ragione logica per cui dal primo di gennaio si debbano, possano, vogliano effettuare cambiamenti ed azioni non attuati finora, questa data è un momento catartico in cui ognuno effettua un breve o più accurato punto sul passato.
Si pone obiettivi per il nuovo anno, fa promesse a se stesso: su dieta, palestra, lavoro o amore.
Alcuni dicono: migliorerò.
Altri esagerano: cambierò
Migliorare è sempre ottimo proposito, ma non è sempre la scelta migliore.
Non vanno come vorresti gli affari, la dieta o l’amore?
Allora meglio avere il coraggio di guardare la realtà senza le inutili bugie che ci auto diciamo a proteggere il nostro ego.
Ricordando uno dei parametri essenziali del cambiamento: questo inizia solamente da te, gli altri non ti fanno cambiare, al massimo ti pongono in evidenza il problema, ma poi il futuro dipende da te, perché come dice quella vecchia battuta
“Puoi cambiare qualcuno solo se ha meno di tre anni ed è pieno di cacca”.
Iniziamo questo nuovo 2022 smettendo di pensare al perché le cose non sono in sintonia con le nostre aspettative: questo non le cambia.
Prendiamo invece un desiderio non ancora realizzato e cominciamo ad agire per risolverlo, operando con intima motivazione: che come dice il termine stesso prevede un'AZIONE.
Se non è un sogno tipo:
“desidero vincere al Superenalotto”
scopriremo che l’abbandonare gli sforzi dedicati al capire il perché della attuale situazione ed investire invece il nostro AGIRE nel cambiarla è assai più redditizio, utile e infine piacevole.
La base di partenza è insita nel paradosso di Rogers
“Solo quando mi accetto così come sono posso cambiare”
Per cui buon inizio dell’anno e del cambiamento che desideri, pensa positivo ed inizia ad attrarre verso di te un desiderio.
Agisci per concretizzarlo e poi sorridi al 2022: credere in noi è sempre il miglior modo di procedere.
Che lamentarsi, piangersi addosso e similaria cambiano nulla, molto più utile sorridere alla vita.
Ottimo 2022 a te, con l'augurio che i tuoi desideri inizino il cammino verso la felicità compiuta
Scelta di vita, la mia
Ieri
Era quasi giovane e bello quando il 30 aprile del 2009 ho preso una decisione assai importante, dopo 26 anni di bei momenti, dopo avere contribuito ad un imprinting di forte innovazione, ho trascorso il mio ultimo giorno in Revello spa, per rimettermi in gioco ed andare a dirigere una ambiziosa start up.
Con molti che mi davano del matto ad abbandonare il posto sicuro, in cui ero secondo solo ai due titolari e che mi garantiva un futuro comunque tranquillo.
Fu una scelta di vita importante e meditata, di un manager cinquantenne che non ci stava a lasciarsi invecchiare continuando a fare le solite cose nel solito modo.
Che al declino fisico ed intellettuale provava a dire: io vita lieta me la gioco ancora e col fischio che declino!
Oggi
Oggi dopo nuovi anni di quelli buoni nel lavoro e negli affetti, il caso od il fato mi hanno portato a prendere un’altra importante decisione: dare più tempo al bambino che fui ed all'uomo che vorrei fosse ricordato.
Tempo per leggere, tempo
per scrivere, tempo per viaggiare senza più l’assillo del lavoro a scandirne i
tempi.
Tempo.
Questo è il grande regalo che mi faccio, quel tempo che è in discesa, ma non per questo deve trasformarsi in giorni vuoti, a vivere stancamente sui successi del passato.
Da domani passerò più tempo con me, con i miei cari e chi mi vorrà vicino.
Scrivendo in giro per il web, forse pubblicando nuove poesie e dedicandomi ad un nuovo libro di marketing, basato su argomenti banali come:
“sesso, sport, politica, religione e marketing TUcentrico”,
Leggendo romanzi, saggi o fumetti secondo l’ispirazione del momento, tornando a giocare a golf oppure imparando l'antica arte delle bocce.
Andando in moto o su per i monti e le valli d'or, ma anche dedicandomi ai progetti che mi piacciano davvero, perché fortunatamente il mio mestiere è piacere e non ancora stanca abitudine.
Metto però in pensione l’ansia del fatturato: per il lavoro desidero solo limitate consulenze pochi "clienti di valore" e dedicarmi ai corsi, che IdeaDana mi organizza con passione.
Momenti magici in cui donare senza ritegno il lieve sapere che vita mi ha dato.
Ci si sente, che a scrivere continuo, ci si vede se ti va e speriamo ancora per molto.
Confido che sarà con letizia e possibilmente con un buon bicchiere di vino a concludere l’incontro.
Che la vita ti sia lieta, che lo sia il tempo che ci aspetta e che quella piccola sottovalutata cosuccia che si chiama “amore” continui a riempire di se ma anche di sé il tempo e la nostra vita.
A presto
PS
Mi hai riconosciuto nella foto? Ma quant'ero.... simpatico?
Anno nuovo, vita nuova?
Anno nuovo vita nuova, è un detto ben conosciuto, ma raramente applicato nella realtà, perché l'abitudine è una brutta bestia che, combinata con la paura di sbagliare, ci trattiene troppo spesso dall'iniziare anche quello che il nostro animo sa: cambiare è meglio.
Troppo spesso quindi l'anno nuovo non ci porta ad azioni concrete, ma solo a ipotizzare cambiamenti che restano nell'alveo della buone intenzioni, come il proposito tipico del periodo:
da domani faccio palestra e comincio la dieta.
Eppure è un bel momento l’anno nuovo per sedersi a pensare che cosa si vuole dalla vita.
Senza fare discorsi troppo complessi o di spicciola filosofia una cosa è certa, il tempo passa e nessuno di noi è più lo studentello imberbe che era.
Da un certo punto di vista è un bene, io ero proprio sciocco a ventitré anni e anche se non ho raggiunto tutti i miei sogni la vita mi è stata benigna.
Però le cose cambiano, il mondo cambia e noi non abbiamo scelta dobbiamo costantemente mantenerci adeguati ed aggiornati a tali variazioni:
Cambiare non è una scelta è una necessità.
I tempi sono cambiati
Tra i mestieri cambiati tanto vi è senza dubbio quello del dentista, a iniziare dal nome: col fischio che oggi passi la tua giornata ad occuparti dei denti.
Non lo fai da clinico, molte sono le complessità che si sono connesse all'aggiustare o al “cavare” denti: dalla prevenzione al ripristino dell’armonia funzionale ed estetica della bocca nel suo complesso.
Non lo fai da imprenditore, quello che una volta i pazienti li trovava automaticamente in sala d’attesa ed ora scopre che le cose si sono rovesciate:
Oggi i pazienti SCELGONO il dentista
Ed anche quella abitudine e tradizione per cui un paziente era fedele per la vita si è ormai fortemente ridimensionata.
Che fare quindi?
Questo lo sai solo tu, che devi decidere:
Anno nuovo vita nuova o va bene così?
Da dove iniziare?
Da un piccolo passo, che conviene inizi da dove ti senti più esposto ai rischi, per rafforzarti e porre forti basi su cui continuare a crescere, con soddisfazione costante.
Senti e vedi che la criticità maggiore è nell'area extra clinica?
Chiamami per una diagnosi sul management dello studio: su come funziona e come potrebbe essere più efficiente e redditizio.
È il mio mestiere, ho diretto per anni reparti o aziende che fatturavano milioni di euro: so benissimo come analizzare la tua "azienda", capirne gli aspetti critici ed esserti al fianco per superarli.
La diagnosi dura uno o due giorni, secondo caso o complessità, e si conclude con un report formale che individua il:
Come fare per incrementare la tua felicità
Non solo per risolvere le tue criticità, ne per i capire bisogni, queste sono la parte meno importante del mio lavoro, la sua semplice base di partenza, ma letteralmente per migliorare la tua felicità professionale ed il clima del team che ti supporta.
È questo l'obiettivo: esserti al fianco per organizzare un metodo, un’impresa, un team che ti faccia felice di andare ogni mattina ad operare nel tuo studio. Questa è la vera sfida da vincere.
Anno nuovo vita nuova, non fare che resti un’idea o una battuta.
Le opzioni ci sono
Poi hai varie possibili alternative: per partire soft, iscriviti semplicemente al mio prossimo corso di marketing strategico e successivamente iscrivi anche a chi nel tuo team si occupa dei preventivi e di organizzazione: io lo definisco Dental Office Manager ed ho organizzato un corso di marketing operativo solo per lei/lui.
Se vuoi prima conoscermi meglio leggi i miei post, ve ne è abbondanza nel mio sito oppure acquista il mio libro “Marketing per iniziare a farlo” sapendo che non è un manuale per chi deve “fare” ma uno stimolo intellettuale per chi deve “imprendere”.
Insomma fai un po’ tu, ma dai una spinta nuova a questa vita
che scorre ed è meglio se lo fa verso più sorrisi e gioia.
Un ottimo 2019 a te, che si lieto, “guadagnoso”, di
soddisfazione.
Insomma che sia un anno di buona vita.
È un augurio, un abbraccio
Buon compleanno Gaio
Missiva pubblicamente personale
Grazie vita, per avermi regalato un altro compleanno da festeggiare: si apprezzano di più con l’età.
Grazie anche al fisico che sembra avere un minimo di misericordia nei miei confronti e al cervello che, pur mantenendo la stessa memoria da pesce rosso di quando ero ragazzo, si gode ancora a nutrirsi di libri, di conoscenze e si inebria festoso ogni volta che invece dell'iscrizione alla bocciofila gli propongo l’esplorazione di nuove strade montane.
Questo scritto ha un piccola tradizione: da quando ho iniziato la libera professione mi regalo un post all'anno, da Giano Bifronte, in cui faccio due cose che altrimenti sconsiglio caldamente dal punto di vista professionale.
- Primo parto a scrivere, per cui eseguo un progetto, senza rete: senza una traccia, una meta, un obiettivo iniziale.
- Secondo mi concedo l’abbandono, per me faticosissimo, dal controllo sul mio dire e sul mio fare.
Allo scoccare del compleanno pensi al passato, inevitabile e conti i tuoi anni davanti allo specchio, in basito stupore che quello sia tu.
In giovinezza oggi mi sarei visto vecchio, lo erano i sessantenni che vedevo allora: in pensione e con vita verso la foce per me, che trentaduenne spavaldo iniziavo la mia carriera di manager.
Poi le ali del tempo hanno battuto veloci ed ora mi circondano ragazzotti imberbi, di trent'anni o giù di li, che credono di sapere tutto del mondo e… un po’ lo sanno davvero.
Perché è dei giovani la luce del futuro, il renderlo magnificenza anche per coloro che solo parzialmente hanno realizzato i sogni di un mondo “che ormai stai cambiando”. Ed è un privilegio fare il “maestro” per alcuni/e di loro e vedere che spalancano meglio i loro cuori e partono verso un cielo più blu dei miei ricordi in bianco e nero.
Perché insegnare non lo si fa alle menti, quella è solo la base: forse mi illudo ma quando parlo di marketing nei miei corsi, le regole di Kotler, Ries, Godin etc. per me diventano solo la base di una ricerca più profonda, quella che, mutuando un tema del mio caro maestro Piero Bestaggini, definisco atteggiamento TUcentrico verso il lavoro e la vita.
Lavoro e vita
Non sono un amante del lavoro, lo rispetto ed eseguo, nella mia vita è stato una costante in cui le ore dedicate non avevano alcun limite impiegatizio, ma anche una ricerca di felicità. Abbastanza riuscita e con inevitabili rimpianti, che ricco poi non sono diventato, ma mi ha donato una buona vita economica, la possibilità di crescere quattro figli e concedermi qualche “ piccola gioia” di lieto stupore.
Il lavoro è sempre stato, dal lato egocentrico, la risposta al mio desiderio di comprare una casa, una ampia libreria, una bella moto o cogliere fugace soddisfazione al mio desiderio di essere considerato figo. Dall'altro nulla mi ha dato più gioia di quella voglia di insegnare, che mi ha accompagnato nella vita. Probabilmente la parte a me più cara e quella che mi ha regalato i sorrisi migliori.
Poi lo ammetto, ampie referenze sono a disposizione, non ho un carattere facile, sono fin troppo brusco a volte, e quando ho un obiettivo vi punto con tanta determinazione e scarsa diplomazia, che non è proprio il mio mestiere. Inoltre sono assai insofferente alla cretineria e ancor di più all'ignoranza, perché se la prima può anche essere innata la seconda è sempre una scelta.
Leggi! Ascolta! Pensa! Confrontati! Cavolo ce ne sono un sacco di cose utili per crescere migliori.
Che poi a difetti sono messo discretamente bene pure io, come sanno le mie ex compagne di vita, ma non dico che:
Come sono l'ho scelto io e fortunatamente sono meno peggio oggi di ieri: questo regalo me lo sono fatto
Piccolo spazio al maestrino
Scherzi a parte alcune nostre caratteristiche fisiche ed intellettuali sono cardini su cui tutta la nostra vita si incentra, è nostro compito esistenziale, per renderla migliore, potenziare le positive e minimizzare le negative. A partire dalla banalità della bellezza fisica che, se ben gestita, aiuta vantaggiosamente uomini e donne nei rapporti lavorativi: non neghiamolo.
Non ce l'ebbi, ma fortunatamente credo alla teoria che afferma:
“Fino a 18 anni sei quello che hanno fatto i tuoi genitori, poi diventi quello che modelli da te”.
Senza entrare nella comunicazione non verbale, ferma il maestrino che è in te Gaetano, basta imparare a guardare il viso delle persone per capire chi è riuscito a dare gioia alla sua vita. E' sufficiente esaminare gli angoli della bocca per capire se sono abituati al sorriso, all’insù, o alla tristezza, con piega verso il basso.
Soffermare lo sguardo alla fronte della gente, per capire quanto le rughe siano causate dall'età o dalla mimica, forti rughe verticali non parlano di gioia, fissare con attenzione i loro occhi che ti guardano o sfuggono, per capire assai dell'altro, che ci è di fronte.
Esercizio che stupisce per la potenza della sua profondità.
Guarda questo video di Marina Abramovic per intenderci, io l'ho visto e rivisto. Stessa emozione sempre e goccioloni che mi scendono sulle gote.
Hai capito, riconosciuto nel video lo sguardo tra due persona che si sono amate nel passato ed allontanate da tanto? Il viso, gli occhi parlano di noi, molto.
Siamo noi a costruirci il viso percepito dagli altri e gli attori ne sono l’esempio, con la capacità sublime di variarlo e renderlo triste o attraente.
Torniamo però al tema: scrivere liberamente senza tema.
Adesso, dopo avere notato la mia istintiva capacità a dire che ho difetti e poi saltarne la descrizione a piè pari, apprezza il fatto che enuncio pubblicamente uno dei miei maggiori difetti professionali, ma anche personali: la sintesi eccessiva nell'ascolto.
(E vai con gli eufemismi, non ce la sia fa a volersi male noi).
Con la premessa fondamentale che sentire non è ascoltare, la prima si fa con le orecchie, la seconda coinvolge mente e cuore.
Parto da un fatto che purtroppo per me è acclarato: non ho meriti diretti, però madre natura mi ha regalato un cervello rapidissimo nel pensare ed elaborare i dati, che è vantaggio non da poco e contemporanea fonte del difetto di cui dicevo sopra. Perché quando ascolto le persone, quasi sempre in modo naturale e di alcuna fatica percepisco in breve tempo la conclusione a cui punta il loro ragionamento, e tendo a interromperli, ovvero: a dare l’impressione di non ascoltare.
Mi scuso qui pubblicamente di questo atteggiamento che può suonare sgradevole, l’ho fatto cento e più volte nel passato e pur se adesso spero di essere passato dalla decine alle unità, lo farò in futuro. Non per cattiveria o alterigia però.
E la mente e le dita si fermano ora.
Visto quando dicevo che serve un metodo in quello che fai e che anche quando scrivi devi avere una traccia da seguire?
Non so dove sono adesso, oppure si, un po’ troppo vicino al me stesso bambino, che quando salta fuori è una birba inarrestabile, ma che raramente mostro in pubblica piazza, pur se virtuale.
Ecco quindi cosa è successo, questo post vergato sino a qui di getto ha ora una pausa in cui la mente e l’istinto professionale tornano a prendere sopravvento e dicono al vecchio Gaio – sempre io, ma per chi mi è intimo – che è ora di fare la chiusa e ringraziarti per gli auguri che mi regalerai.
Basteranno gli occhi chiusi un instante e un pensiero di cuore per renderli magnifici.
Dunque ed infine
Tre scuse ed un ringraziamento.
Chiedo scusa a chi professionalmente mi ha trovato qualche volta troppo saccente, ancor di più agli amici che non ho abbracciato come meritavano e a “lei” che lo sa che sono scemo, ma non cattivo.
Ringrazio infine chi si ricorda di me con un sorriso e auguro a tutti di ritrovarci a scrivere e leggere “d'amore, di morte e di altre sciocchezze” anche nel 2021
Felice vita a tutti, a quelli che già sono sulla buona strada e a quelli che camminano ancora.
Ricordando che l’importante non è camminare tanto: è sapere dove andare.
Un abbraccio, a presto vederci
Gaetano
Buon compleanno Gaetano
Un post senza capo
I miei post nascono normalmente da una programmazione editoriale e un obiettivo, una tesi da confutare o dimostrare.
Da cui nasce la realizzazione di una scaletta logica e le varie considerazioni che ne conseguono.
Per questo post, che pubblico nel giorno del mio compleanno, invece non ho alcun obiettivo e lascio fluire le emozioni, quasi liberamente. Probabilmente questo risulterà di interesse per i pochi che hanno affetto o almeno amicizia nei miei confronti. Ma come diceva una vecchia canzone di Mia Martini “per una volta sbagliare si può”.
Dicevo che ho scritto “quasi liberamente”, non per trattenuto pudore, ma perché nella mia forma mentis il controllo del proprio agire è molto –forse troppo- consolidato e la fatica dell’esprimere pubblicamente le emozioni mi è compagna da anni.
La libertà totale di espressione la delego, sorpresa sorpresa, alla poesia. Ebbene sì, sono circa un poeta, ho addirittura pubblicato un libro di poesie e in questa veste spogliata sono presente in alcune antologie poetiche e su parecchi siti. In lontananza siderale da Ungaretti e dalla Merini, comunque.
Nel lavoro invece l’emozione i sentimenti, l’amore sono mediati dall’analisi e dalla logica: da quell’abitudine mentale che consiste nel dare un compito, un “qualcosa da fare”, ad ogni ragionamento. La filosofia dei perché mi attrae poco, amo invece l’agire e il “come risolvere”?
Come questa concretezza si mescoli alla poesia mi resta un mistero gioioso.
Amo inoltre anche altre cose importanti nella vita: come ballare e cantare.
Peccato che il senso del tempo non sia in sintonia con i miei desideri e che la mia compagna sorrida benevola ogni volta che tento una performance di tango o simili. Con la voce invece va meglio, canto benissimo per me stesso: con passione e sentimento. L’unico problema è che sono circondato da un pubblico incompetente, che non capisce ne apprezza le vette artistiche che raggiungo.
Quella che amo di più comunque è la bellezza della vita e questo sentimento cresce con gli anni, che aumentano il passato e diminuiscono il futuro, ogni giorno lasciando il fisico meno forte e la mente più pulita. Con pensieri che liberano la troppa scienza, cercando una nuova innocenza.
Amo anche stare in aula e parlare, condividere la mia vita professionale, senza remore nel regalare tutto quello che vita mi ha insegnato.
Di poche cose sono certo, una è un pudico orgoglio: da “maestro” mi cedo a te con amore, offro liberamente ogni mia conquista, cerco di essere utile tassello nella crescita di chi mi ascolta e adoro scoprire che qualcuno infine diventa un po’ meglio di se.
Giovane amico mio
Considerato che uno dei miei mantra è il Tucentrismo, ovvero mettere l’altro al centro dell’interesse e dell’agire, direi che la prima parte di questo post è stata molto egocentrica. L’argomento figaggine di Gaetano propenderei per considerarlo concluso.
Parliamo del tuo lavoro? Ho un paio di consigli da condividere. Uno se sei giovane, uno se come me hai un età maggiore e la voglia che questa fase della tua vita non sia calante, ma appassionante.
Sei giovane, diciamo sotto i 50?
Sappi che le basi che metti che hai messo finora sono fondamentali, ma non è detto siano immutabili.
Nei miei corsi spiego, puoi approfondirlo meglio con i prossimi 3 articoli che da novembre appariranno su Il Dentista Moderno, che le pulsioni che ci muovono sono essenzialmente AMORE – SUCCESSO – POTERE. E che la loro importanza varia costantemente con la nostra età e con la nostra "area di vita".
Normalmente nella prima fase della nostra vita lavorativa si ricercano prima il potere (avere i soldi o le possibilità di realizzare quello che desideriamo; siano un mese all’anno al mare o la Porsche in garage) poi il successo, quello che fa dire agli altri: “lui sì che è bravo”.
Ottimo, non ti chiedo di rinunciare ai soldi come un novello S. Francesco o rinnegare la soddisfazione che fornisci al tuo ego.
Ti chiedo una cosa molto più semplice, sei felice così?
È questa la strada giusta per i tuoi desideri?
-
De-sideri: letteralmente verso le stelle, verso qualcosa di bello ed importante da raggiungere.
La risposta sì è ottima, però riscriviti questa domanda sul tuo smartphone, con data ad un anno da adesso. Così la tieni sotto controllo.
La risposta no è ottima, perché puoi cambiare solo se scopri in te l’insoddisfazione e il desiderio di superarla .
Io ho cambiato completamente la mia vita affettiva a 40 anni e quella professionale da over 50. Citando ogni volta Frankenstein Junior:
Si. Può. Fare.
Ed essendone poi lieto.
Hai passata la gioventù?
Sei meno giovane, diciamo attorno ai 60?
Caro coetaneo e amico mio, abbiamo ancora dei bei anni davanti, soprattutto se stacchiamo la spina dal presente e l’attacchiamo al futuro.
La nostra età ci ha portato qualche acciacco e svantaggio, ma anche almeno un vantaggio notevole.
Siamo più liberi!
Non tutti ahimè, ma se tu leggi questo post probabilmente sei un odontoiatra o un professionista, che ha superato la fase dell’assillo economico. Una persona che si è creata la sua fortuna, che riesce a vivere dignitosamente con il suo operare.
Ho uno specifico ricordo, che rinnovo a me stesso quando sono stanco e stressato: il mese di vita come operaio al Mollifico Adige, dove cent’anni fa ho vissuto un agosto di alienante lavoro.
Prendi il filo - inserisci il filo - premi il pedale - prendi la molla - metti via la molla - prendi il filo - inserisci il filo - premi il pedale - prendi la molla - metti via la molla e così per otto ore al giorno.
Altri vi hanno passato gioventù e vita in fabbrica: non lamentarti di quello che fai e sei diventato, Gaetano!
E’ il momento allora, ed anche il memento, di guardarsi negli occhi e sorridere.
Oggi volendo puoi aumentare il tempo dedicato a quello che ami fare.
Sia spostando delle ore dal lavoro alla vita privata, sia spostando le priorità stesse del nostro lavoro.
Ad esempio, i miei giorni più lieti sono i venerdì e sabato in cui sono in aula, che è lavoro ma anche gioia. (NDR articolo scritto prima che il Covid mi spaccasse... questo piacere).
E tu, hai già scelto i tuoi giorni felici?
Conosco dentisti che hanno riscoperto il loro essere medici ed escono dal cavo orale per esplorare gioiosamente nuove terapie, nuovi stimoli.
Provando il piacere di una dedizione nuova.
Se puoi farlo dedica del tempo a te stesso, sei il tuo migliore amico.
Grazie al fine
Grazie per quello che mi hai regalato.
Il solo fatto di essere arrivato a questo punto, di un inconcludente post, è un regalo che mi fa sorridere il cuore, ti aspetto in qualche luogo e in qualche tempo per parlarci e darci una mano a crescere ancora.
Non per lavoro, ma per il piacere di stare assieme.
Un abbraccio
Gaetano
Buon Anno a te
Caro lettore oggi inizio svelandoti da subito il finale. Questo post di inizio anno si conclude con…
un convinto elogio della bontà,
perché essere buoni è redditizio: anche nel proprio lavoro. Lo affermo non da ingenuo sognatore, ma da manager ed ora ne spiego il perché.
La base di partenza è la usuale domanda che si pone un professionista, che vuole migliorare la propria efficacia : cosa cerca da me il cliente?
Il marketing, la scienza che studia il “mercato dei clienti” ha dato nel tempo varie risposte.
Ponendo sempre di più l’accento sulla persona, per capire come modulare la propria offerta sulle esigenze concrete del singolo individuo, aiutata in questo dagli strumenti che si basano sull’utilizzo del web. Quello che una volta era “azione” uguale per tutti, sta diventando sempre più un attenzione dedicata ai singoli TU. Alcuni autori parlano di “One to One marketing”, io lo definisco Marketing TUcentrico.
All’inizio il marketing poneva l’accento sui bisogni del cliente. La domanda iniziale che si consigliava porsi, per i dentisti, era:
cosa manca al mio paziente/ cliente che io potrei dargli?
Esempio di risposte
Caro paziente se ti manca un dente io ti inserisco un buon sostituto: un impianto.
Caro paziente se vuoi aumentare l’estetica non uso l’amalgama, ma realizzo una ricostruzione in composito.
Nel primo caso il bisogno è fisico, nel secondo anche psicologico, a tutte e due viene proposta una soluzione funzionale.
In questa prospettiva è cresciuto un marketing di analisi/ studi/ statistiche utile a capire i bisogni del clienti.
Informazione non semplice da ottenere nei fatti, perché il problema dei bisogni è che, grazie alla tecnologia, crescono in modo esponenziale e lo studio dei bisogni di oggi è già passato domani.
In ambito psicologico, applicato al marketing, Per decenni uno dei capisaldi sulla analisi dei bisogni è stato la piramide di Maslow, una rappresentazione grafica e concettuale della crescita, nel tempo e nella ricerca, dei nostri bisogni.
Un immagine questa che ormai molti conoscono, perché fin troppo semplificata.
Qui ne propongo una versione spiritosa, con alla base una scritta ironica. Che fa prima sorridere e poi pensare.
Ma la necessità del wi-fi è davvero un bisogno?
Solo 20 anni fa non lo era, ma oggi il lavorare senza utilizzare internet –che in teoria è possibilissimo, lo abbiamo fatto per decenni- è un problema oggettivo.
Il marketing, di questo ampliamento costante dei bisogni, se ne è accorto. Iniziando a sostituire il termine “bisogno” con quello di “desiderio”: non dobbiamo capire di cosa ha bisogno il cliente ma pensare a quello che sarebbe lieto di ricevere.
Per alcuni il content marketing è novità dell’era internet, ma in realtà è un arzillo centenario, che ha solo cambiato nome.
Su Wikipedia trovi la definizione tecnica, io ti sintetizzo il concetto: Content Marketing è regalarti qualcosa di nuovo per farmi apprezzare da te.
Su questo argomento, scherzandoci sopra, al mio Marketing TUcentrico ho abbinato il CuntentMarketing: il marketing che ti fa contento.
È già un buon obiettivo quello di fare contento il cliente. Redditizio tra l’altro, come dimostra questo esempio.
L’esempio storico:
Agli inizi del 1900 la Michelin era un produttore di gomme che cercava di essere particolarmente presente nel mercato degli autotrasportatori: quelli che le gomme le consumavano molto. Con un colpo di genio ha realizzato una delle più celebri azione di Content Marketing, dicendo pressapoco.
Caro mio autotrasportatore, so che tu sei costretto a mangiare quasi sempre fuori casa. Sai cosa faccio allora?
Realizzo per te una guida dei ristoranti in cui si mangia bene e te la regalo.
Direttamente non ci guadagno nulla, ma tu ti ricorderai il mio nome quando dovrai cambiare i pneumatici del tuo camion.
Dopo pochi anni la guida era già diventata un’area di business.
Oggi sempre più manager, creativi, cercano di capire il “mercato” rivalutando la semplicità di un concetto antico: alla base vi è sempre la persona.
E la persona nei suoi sogni vuole tutto, anche se non sa come ottenerlo. Alcuni vogliono essere contenti altri addirittura felici. Che sono due stati d’animo profondamente diversi, sin dalla loro desinenza.
Contento: è un contenitore di felicità. Bene per la felicità, meno per il contenitore, che ne stabilisce e quindi limita la quantità.
Felice: è il nostro desiderio primordiale, felino di avere tutto. Quando sei felice non ti poni limiti.
Allora prendiamo queste parole e usiamole come spinta per dare un base ai nostri desideri: lasciamo la contentezza e voliamo verso la felicità.
Perché autolimitarsi?
Ci pensa il mondo a fornirci robusti limiti e barriere in cui rimanere, ma la grandezza è nell’iniziare a porre come il “si può fare” come ipotesi di partenza, provare a superare gli ostacoli agendo in modo diverso.
Non solo con la motivazione, ma con metodo applicato.
Non con un nostro simil haka neozelandese e basta -si ce la possofare!- non è per quello che vincono tutto i neozelandesi del rugby, bensì con un progetto. Il miracolo del rugby neozelandese è molto concreto. Perché sopra l’orgoglio nazionale –l’haka- hanno costruito una scuola per testa e muscoli, a cui partecipa sin dall’infanzia un intera popolazione. Ovvio che sono più forti: sono preparati, sono intimamente convinti e hanno l’orgoglio di chi ha raggiunto la felicità.
Scrivere che conviene essere buoni dopo avere visto la grinta di questo video può sembrare incongruo, ma così non è.
Il rugby è uno sport duro in cui si lotta per vincere, con forza: che non è cattiveria.
Quando ai miei clienti odontoiatrici io parlo del dovere di essere migliori rispetto ai loro colleghi odontoiatri, almeno nell’arco di 20km, non dico: fai scorrettezza e neppure abbassa i prezzi.
Dico che questa è la realtà: i potenziali pazienti/clienti hanno a disposizione il doppio degli studi dentistici di 15 anni fa, hanno un mondo web che da informazioni in abbondanza, anche sbagliate.
La sostanza è che per ogni studio odontoiatrico esiste un “mercato” clienti, che va prima mantenuto e poi ampliato.
Questo non vuol dire essere cattivi, vuol dire che c’è una competizione in atto e che è meglio vincere.
Con scienza e coscienza, ma anche con grinta e obiettivi precisi.
A volte dotti colleghi mi accusano di parlare troppo di cose che non si toccano e vedono, invece che delle sole tecniche operative. È vero.
Io però non sono uno studioso del marketing, sono un manager che il marketing lo ha tanto studiato, ma ancor di più applicato concretamente, in azienda non solo nelle aule.
E sono giunto alla definizione di Marketing TUcentrico dopo avere provato cento volte sul campo non l’efficacia del nome, ma quella delle sue tecniche.
Sono diventato un buon manager dopo avere capito che prima di agire è necessario pensare.
Abbandonando l’ego e accettando il confronto: è più produttivo avere collaboratori che condividono gli obiettivi, piuttosto che esecutori di ordini.
Sopratutto convincendomi che anche nel marketing essere buoni conviene, perché l’altro, se lo vuoi fregare se ne accorge, forse non subito, ma prima o poi ti ringrazia e se ne va altrove.
Vogliamoci bene ogni giorno, non solo a Natale.
Poi se questa cosa strana funziona e ci fa più che contenti, addirittura felici…. Allora cominciamo a volere bene anche ai nostri clienti.
Ottimo anno a te
Gaetano