Il titolo del post

Il titolo e la foto sono provocazioni, sarebbe corretto affermare che sono sottovalutati i sentimenti, le sensazioni.

Però “la razionalità è sopravalutata”, abbinata ad una formula così famosa, funziona meglio, perché noi siamo attratti con maggiore emozione dal titolo che ci suona, ci pare diverso, strano.

È ben chiaro che senza la sua razionalità l’uomo morrebbe di stenti, d’altronde senza le emozioni la vita sarebbe insulsa e di minor valore.

Viviamo di emozioni, per questo amiamo il bello in ogni sua forma.

Il bello che non si manifesta solo nell’arte, ma circonda ogni agire anche quello degli scienziati, dei tecnici: una bella formula matematica, il bel progetto di un ponte, il bel motore di un auto sono l’esplicito manifesto di un agire in sono espresse anche le proprie emozioni.

Li definiamo matematica, ingegneria, sforzo intellettivo e progettuale, ma sono sempre passione che trova il suo culmine nella concretezza del risultato raggiunto.

La forma nasce dal valore della sostanza.

La stessa odontoiatra è una professione a forte valenza tecnica, gli studi che ne formano gli operatori sono scientifici non umanistici, ma quando raggiungi il risultato previsto non vi cogli soprattutto una potente soddisfazione personale?

Noi agiamo spinti dalle emozioni, non dalla razionalità.

È su questo assunto che è basato il “Marketing TUcentrico”, quello che titola anche il mio ultimo libro.

Alla razionalità affidiamo le consuetudini giornaliere, in cui la ripetibilità è basata su automatismi consolidati ed affidabili, non pensiamo consapevolmente alla guida o alla digitazione in una tastiera, la eseguiamo.

La domanda

La domanda a questo punto è:

Ma perché?

Perché proponiamo cose invece che sentimenti?

Perché il dono del nostro lavoro si concentra sui risultati della competenza invece che sulla conseguente meraviglia della nostra cura?

Della compiuta soddisfazione emotiva per quanto siamo stati in grado di dare e offrire?

Non sono una cura canalare ben fatta, una parete ben dipinta o un foglio Excel costruito correttamente quello che gli altri desiderano da noi, quello che noi desideriamo ricevere dagli altri.

Noi nelle transazioni con gli altri cerchiamo soprattutto un sentimento, un afflato positivo nei nostri confronti.

Che poi si trasforma in un dente che non ha più dolore, una casa colorata ed accogliente od una consulenza che aiuta a capire meglio come gioire della propria vita professionale.

Tu non sei un dentista, io non sono un manager: quello lo facciamo.

Noi siamo padri o madri, amici o amanti, persone che vivono di sensazioni, emozioni, sentimenti.

Indi per cui

Indi per cui se ami il tuo lavoro opera per essere più competente possibile in quello che fai, ma focalizzane lo scopo, l’obiettivo principale.

Non devi soddisfare la razionalità dei tuoi “clienti”, ma farne gioire le emozioni.

Non fermarti solo al primo passo di un lavoro eseguito tecnicamente bene, alza lo sguardo verso il centro del bersaglio: fatti voler bene per quello che hai realizzato.

Io lo definisco Tucentrismo: agire per il bene gli altri, convinto che da questo nasca un rapporto più lungo e profondo.

Chi ti vuole bene, chi apprezza la tua competenza sarà sempre lieto di contraccambiare.

Nel suo bestseller Le armi della persuasione, che consiglio a tutti, Cialdini parla della reciprocità come strumento potente.

Il Tucentrismo usa la reciprocità non come trucco, ma come lieta conseguenza di un rapporto piacevole tra di noi.

(Argomento che approfondisci in “Marketing Tucentrico”, che parla nulla di odontoiatria, tanto di come essere più felici usando un marketing condiviso, etico e produttivo.)

Questione finale

Hai apprezzato questo post? Ti convince o meglio ancora ti lascia un sapore, un’idea, un pezzetto di qualcosa che vibra piacevolmente tra i pensieri?

Allora ho donato bene la mia persona.

Poi applicherò concretamente esperienza e metodo, nel caso mi chiamassi per parlare di te e come essere più allegro e soddisfatto nel lavoro.

Però poi. Dopo avere capito i tuoi desideri.

Sapendo che ogni rapporto funziona solo se prima si è capito che si starebbe bene a chiacchierare assieme.

Gaetano

PS

Come in tante altre cose il primo ad avere capito tutto è stato Philip Kotler con la sua famosa frase:

La gente non vuole un trapano vuole un buco nel muro

In cui spostava l’obiettivo dal mezzo al fine.

In un attacco di forse eccessiva autostima in “Marketing TUcentrico” mi sono permesso di sviluppare questo suo concetto, perdona la presunzione.

(Tanto Kotler non verrà mai a saperlo)

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